Nell’estate del 1997 insieme a Ronaldo arriva all’Inter un giovane uruguaiano: ecco perchè Alvaro Recoba era il mancino degli dèi
Correva l’estate del 1997 quando sul pianeta Inter sbarcava Ronaldo, il miglior giocatore del mondo. Oltre al Fenomeno il già attrezzato pacchetto avanzato dei nerazzurri poteva contare sulle conferme di Bam Bam Zamorano, Ganz, Branca e sul reintegro – dopo i problemi al cuore – di Kanu. Un po’ sottotraccia arrivava anche uno sconosciuto uruguaiano dai tratti orientali. E, ci mettemmo ben poco a scoprirlo, dal sinistro armato.
Alvaro Recoba nasce a Montevideo il 17 marzo 1976, cresce nel Danubio e si fa conoscere al Nacional. Secondo la leggenda, una serie di videocassette convince la presidenza a sborsare i sette miliardi del vecchio conio utili per portare alla Pinetina El Chino. È l’inizio di una decennale storia di interismo puro: per lungo tempo giocatore prediletto di Moratti, fu per un certo periodo anche il giocatore più pagato. E se il sinistro di Dio è – giustamente – faccenda maradoniana, balistica fuori dal comune abbinata a una certa indolenza verso allenamenti e fatiche fanno dello storico numero venti interista il mancino degli dèi.
Ci mise poco, dicevamo qualche riga sopra, a farsi conoscere. 31 agosto 1997, il Meazza ospita il neopromosso Brescia. Tutti aspettano Ronaldo, il brasiliano però predica nel deserto. Si prende la scena Hubner, che porta avanti le rondinelle. Ma al minuto 72 Simoni si gioca la carta della disperazione: fuori Ganz, dentro Recoba. E il Chino, con un’iconica doppietta dai trenta metri, toglie le castagne dal fuoco. Facendo capire alla Scala del calcio quale sarebbe stata la specialità delle casa.
Inter, Recoba: le prodezze del mancino degli dèi
Inter, Alvaro Recoba: il mancino degli dèi
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In quella stagione il giovane fantasista si ripeterà – sul finire del girone d’andata – a Empoli. Sorprendendo il portiere locale addirittura dalla metà campo. Dopo il prestito formativo di Venezia (mezza stagione dal gennaio ‘99) Recoba, il mancino degli dèi, torna all’Inter per diventarne un punto fermo. Anni in cui la Beneamata è lontana da ogni discorso di vertice.
Almeno fino al maledetto 2001/02. Il numero venti, impiegato da Cuper anche largo a sinistra per far spazio alla coppia Vieri-Ronaldo, segna gol pesantissimi. Due alla Roma, nello scontro diretto. Uno al Piacenza, sbloccando alla penultima una partita che sembrava stregata. Croce e delizia, naufragherà la settimana dopo insieme alla squadra nel tristemente famoso 5 maggio.
Lo scudetto comunque arriverà, nell’ultima stagione nerazzurra (2006/07). In mezzo tante prodezze indimenticabili: la “veronica” di Bergamo, il pallonetto a Bologna. E ancora, la sassata che compie la pazza rimonta sulla Sampdoria. Solo per citare le migliori. Infine, saluta San Siro alla sua maniera. Ovvero segnando – vittima ancora l’Empoli – direttamente da angolo. Torino, Panionos, poi di nuovo Danubio e Nacional: Alvaro Recoba e il mancino degli dèi lasciano il calcio giocato nel giugno 2015.