La Supercoppa Italiana, giocare Inter-Milan è una grande occasione per Simone Inzaghi. Per Stefano Pioli invece un’opportunità…
Il derby della Madonnina è arrivato. Non ci saranno lupi e agnelli, favoriti e no, ma solo vincitori e sconfitti. Una partita che vale una stagione, un contratto, una Supercoppa Italiana. Milan e Inter non arrivano da un gran momento, ma i rossoneri zoppicano di più.
Dal risveglio del Mondiale, se i Pioli-boys hanno infilato una vittoria e due pareggi, con l’omaggio dell’eliminazione dalla Coppa Italia, nell’altra sponda del Naviglio, Simone Inzaghi ha spento le luci psichedeliche, dopo la vittoria sul Napoli.
Il nulla di fatto a Lecce dei campioni d’Italia e la vittoria sul Verona da parte dei nerazzurri hanno conferito il momento di poca brillantezza di entrambe le squadre.
Gli alibi sono dietro l’angolo, ma a onore del vero Leao e compagni ne hanno più di uno. A partire dall’assenza di Mike Maignan, vero fenomeno tra i pali.
Olivier Giraud non è più una costante (anche per le tossine del Mondiale non ancora smaltite), la difesa non dà più certezze, ma gli infortuni a catena di Davide Calabria, Alessandro Florenzi, Alexis Saelemaekers, Junior Messias, Ante Rebic più l’abulia di Divock Origi, sempre più oggetto misterioso, fanno scopa insieme con l’assenza prolungata di Zlatan Ibrahimovic.
Inter-Milan, la Supercoppa è il trofeo di Simone Inzaghi
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Non così caotico il rapporto tra giocatori e infortuni ad Appiano Gentile, ma questo è assolutamente un merito. Inzaghi sembra aver perso le speranze per Romelu Lukaku e Marcelo Brozovic che non recupereranno per il match di Riyad.
Due assenze pesanti, che al momento sono state rimpiazzate da un sorprendente Hakan Çalhanoglu, al posto del croato, e del sempiterno Edin Dzeko come sostituto del belga di Anversa.
Per Simone è l’ennesima coppa da mettere in bacheca, per Pioli l’opportunità, invece, di rafforzare la superiorità cittadina, dopo aver vinto lo scudetto e aver nuovamente bastonato il collega avversario nella sfida dell’andata di questo campionato.
Un dato che fa riflettere: spalle al muro il mister piacentino è sempre riuscito a spuntarla. È successo l’anno scorso nei due trofei vinti contro la Juventus, è successo pochi mesi fa con il Barcellona.
L’importante è non gestire la partita. Chi non sta bene non deve azzardare, ma vivere di attenzioni e concentrazione.
Poi alla fine, poiché gli assenti hanno sempre torto e le chiacchiere non convincono mai, chi vincerà festeggerà, chi perderà spiegherà. Magra consolazione…