L’Inter di Simone Inzaghi non sa più vincere contro quel Diavolo del Milan che sia di Fonseca o Conceiçao. Tre indizi fanno la prova…
Continua il mal di derby degli Inzaghi-boys. Nella terza stracittadina stagionale l’Inter è riuscita ad evitare la sconfitta solo al 93esimo, dopo aver sfiorato il pareggio in molteplici occasioni. È incredibile come i nerazzurri ogni qualvolta incontrino il Milan vadano in confusione; tattica o mentale non importa.
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi una prova. Dopo un periodo felice, una gara di Champions League giocato brillantemente solo quattro giorni prima e un filotto di vittorie, i nerazzurri s’incartano contro una squadra in crisi d’identità, reduce da una prestazione molto incolore a Zagabria, che gli è costata la qualificazione agli ottavi dalla porta principale dell’Europa che conta.
La classe arbitrale è da anni che commette danni a raffica, ma è ingiusto pensare che abbia indirizzato il risultato di San Siro, anche perché è indubbio che i campioni d’Italia non abbiano disputato la partita migliore.
Gli arbitri italiani (con la complicità di Var e avaristi) sono scarsi, ma in buona fede. La loro sequela di errori nelle ultime giornate non deve allontanare il vero motivo delle difficoltà nerazzurre nei derby.
Il solito goal preso in contropiede, dopo aver perso palla a centrocampo con Çalhanoğlu senza nessuno in copertura. La difesa nerazzurra è composta da difensori lenti, giocare con la linea alta rischi le infilate come puntualmente si è verificato.
Il momento del tè è il migliore per sopirsi e per essere pugnalati. In questi tre derby i risultati sono scaturiti tutti in zona Cesarini e solo in questo appena giocato i nerazzurri sono riusciti a invertire la rotta.
La concentrazione è uno dei nemici peggiori di Lautaro Martinez e compagni. Lo si è visto anche in occasione del vantaggio degli uomini di Sérgio Conceição.
Inter, il Diavolo si prende gioco di Simone Inzaghi…
Inter, Simone Inzaghi non sa più vincere contro quel Diavolo del Milan. Ormai c’è la prova…
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I rossoneri vanno a nozze quando a impostare le partite lo fanno gli altri ed è per questo che i cali di tensione non sono ammessi. Le loro caratteristiche sono palesi: palla alle catene laterali con la speranza di trovare i lati deboli. Le statistiche del derby sono impietose: Inter 62% di possesso palla (un dato spesso aleatorio), con 16 tiri (6 in porta e 3 pali). Dall’altra parte si ricordano un bellissimo intervento di Sommer e una parata non difficilissima. I 10 tiri del Milan sono finiti quasi tutti fuori e di potenziali occasioni si avvicinano molto allo zero.
Questo è il dettaglio su cui riflettere: dalla superiorità netta dimostrata a un calo psicofisico che a volte fa danni più dei demeriti propri. È capitato negli ultimi tre derby, contro Juventus, Monza e Genoa. In Champions si sono viste le cose migliori. Poi succede fare la cosa sbagliata. Non può, però, e non deve essere una prova. Alla fine questo pareggio fa il paio con quello del Napoli. A questo punto sorge una domanda: chi ha perso l’occasione?