Il pareggio in casa del Genoa ha mostrato i limiti dell’Inter di Simone Inzaghi senza Lautaro Martinez. Ora però ci porti lo scudetto…
Brutta partita. La peggiore. Una squadra senza identità, quasi smarrita nelle sue assenze, come se il Genoa fosse il Barcellona di Pep Guardiola. Questa vola l’Inter ha sollevato più di un dubbio sulla propria condizione psico-fisica.
Un passo falso capita. Era successo contro il Bologna. Più comprensibile, se si guarda il cammino dei rossoblù sinora. Prima era accaduto con la Real Sociedad in Champions. Un risultato a occhiali deludente che aveva trovato il conforto nel maggior interesse sul campionato. Simone Inzaghi questa volta è rimasto incenerito dalla pochezza di squadra nel momento del bisogno.
Carlos Augusto non è Federico Dimarco, Marko Arnautovic neanche è l’ombra di Lautaro Martinez, nonostante il goal.
Il vero problema. Il capitano non manca solo per i goal, ma per la sua leadership, per come fa girare Marcus Thuram, il peggiore in campo contro il Grifone. La giostra nerazzurra spesso si ferma nel momento più bello della festa, come se le vittorie di Bergamo, Napoli e Roma fossero delle strenne natalizie. Poi arriva il Genoa, inconsciamente le motivazioni crollano e i nerazzurri diventano una squadra di metà classifica.
Dietro la Juve fa paura. Gioco rivedibile, ma i risultati fioccano come castagne, che fanno male sulla capoccia del mister piacentino. Il quale molte volte subisce passivamente il momento, tardando rimedi o accorgimenti per poter modificare il corso degli eventi.
Inter, Lautaro Martinez fondamentale per Simone Inzaghi…
Inter, Simone Inzaghi ci porti lo scudetto. Sennò grazie e arrivederci…
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In questa stagione Inzaghi ha dimostrato coi numeri di avere la squadra nettamente più forte (attacco più prolifico e difesa meno battuta), ma la Juventus è dietro di soli due punti, seppur al sesto posto nella voce goal realizzati.
Non avrebbe senso se fossimo in Europa, ma in Italia, dove il tatticismo divora sia il talento tecnico, sia quello creativo (si fanno sempre meno dribbling, i trequartisti sono ormai estinti) e il risultato è l’unica cosa che conta, è normalissimo. Inzaghi si deve adeguare, provando a sporcarsi anche di fango quando c’è bisogno.
Non è ammissibile subire un goal al 7’ di recupero del primo tempo, dopo che una manciata di minuti prima eri andato in vantaggio. A sensazione, il timone sembrava in avaria.
La stagione è ancora lunga, ma certi tombini è il caso di evitarli. L’Inter è la più forte ed è per questo che ha più da perdere. Un fallimento non è preventivabile. In Viale della Liberazione i problemi finanziari sembrano passare in secondo piano. La seconda stella è ormai la “conditio si ne qua non” della sopravvivenza di Inzaghi. Poi c’è la Champions.
Diceva Oscar Wilde: “Non credo ai miracoli, ne ho visti troppi”.