L’Inter torna a vincere a San Siro. Vince ma le scelte di Inzaghi non cambiano mai. Sempre scontate come le cabine rosse a Londra…
L’Inter si porta a casa l’usuale vittoria casalinga sul Lecce (le statistiche sono davvero impietose, le lasciamo ai santoni delle cifre) ma in fondo anche questo è un segno utile a non dare ai tre punti presi un eccessivo carico ottimista.
Simone Inzaghi schiera la solita formazione e affronta a petto in fuori, con sprezzo dell’ovvietà e delle ironie conseguenti, le domande come quella del giornalista di Dazn che chiede perché Brozovic e Lukaku, anche in una partita come questa, non partissero titolari.
Cosa risponde il tecnico piacentino? Qualcosa che è più o meno riassumibile in “è un periodo pieno di partite e devo alternare le forze, oggi giocano Chalanoglu e Dzeko”.
Che sono quelli che giocano sempre. Come accadde nella stagione scorsa, le pile di Dzeko sono durate mezza stagione (la prima parte): oggi il calciatore bosniaco, al di là del grande cuore e della dedizione alla squadra, appare stremato.
Certo, il Lukaku visto nei pochi minuti (ma guarda un po’ i 20’ canonici che Inzaghi replicante ossessivo di sé stesso concede a chi subentra) di Inter-Lecce è sconfortante: aggrovigliato nei movimenti, sempre spalle alla porta (ma questa è la natura del gioco che gli viene servito dalla squadra), lentissimo.
Ma finché non metterà minuti nelle gambe almeno in partite come questa, non lo rivedremo con un volto diverso dall’attuale. State pur certi, e lo scriviamo da ora: l’attacco a Porto sarà Lautaro con Dzeko.
Inzaghi è come la Settimana Enigmistica, la penna a sfera Bic, le cabine telefoniche rosse di Londra, e, già che ci siamo, il monolite nero di “2001 Odissea nello Spazio”, non si smuove, non cambia…
Inter, Inzaghi per fortuna ha ritrovato Dumfries…
Inter, Inzaghi scontato come le cabine rosse a Londra…
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Buone notizie da San Siro: un barlume di luce nelle pupille di Dumfries. Qualcuno gliele ha accese durante la pausa nello spogliatoio, il classico the caldo o qualche buona parola dei compagni? Nel secondo tempo lo sgroppatore di destra ha messo altro piglio e altri assist, uno dei quali si è meritato l’omaggio di Lautaro dopo aver segnato il gol del 2-0 grazie a lui (il Toro si atteggia sempre più da leader, ammonisce a parole, e premia a gesti, i compagni).
Nulla da dire di più su una partita con poca storia. Piuttosto, serve concludere con un pensiero inquietante (l’ottimismo non fa parte di questa stagione in queste righe, ci si rassegni): dopo tanti anni di ottimi lavoro e di innumerevoli vittorie Roberto Samaden lascia le giovanili nerazzurre.
Dopo 33 anni in nerazzurro, dal 2010 responsabile del settore giovanile, Samaden ha vinto 16 scudetti. Il motivo ufficiale? Si dedicherà alla Federazione.
Il motivo più plausibile? La proprietà cinese dell’Inter non ha troppi soldi per valorizzare un settore cruciale di una società che, se non può comprare campioni all’estero, almeno dovrebbe cercare di trovarseli in casa. Come sta facendo la rivalissima Juventus con successo. Mala tempora currunt…