L’Inter di Simone Inzaghi ha perso lo scudetto ma ha vinto e può vincere ancora. Anche la Champions League. E Zhang e Marotta cosa fanno?
“Simone Inzaghi, chiii?”, avrebbe detto qualcuno anni fa. Forse, anche qualche mese fa. Poi, improvvisamente, il brutto e detestato anatroccolo sta diventando pian, pianino un Principe azzurro. Ora per la trasformazione definitiva manca il passaggio finale. Nella favola ci sarà un bacio a far diventare il desiderio in realtà, mentre nel mondo reale la mutazione arriverà solo superando i cugini rossoneri nella semifinale di Champions.
Abbastanza ingeneroso il giudizio nel tiepido cuore della stanza dei bottoni di Viale della Liberazione. Alla luce del cammino europeo, della finale di Coppa Italia e dopo il quarto posto in campionato che si sta consolidando, del successo dell’Olimpico la rimanenza sulla panchina nerazzurra di Inzaghi meriterebbe un’analisi più approfondita.
Proprio su questo sito abbiamo avuto modo di stigmatizzare e criticare il suo operato (le scoppole rimediate da squadre che stanno lottando per la retrocessione, dopo alcune vittorie importanti, e alcune sostituzioni opinabili chiedono ancora spiegazioni), attenendoci al momento e non al pregiudizio.
Inter, Inzaghi sta meritandosi la riconferma…
Inter, Inzaghi è un Principe Azzurro o ancora un brutto anatroccolo?
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È giusto, quindi, attenerci alla realtà e addurre difese sull’operato del mister piacentino che da quasi un mese non sta più fallendo un match. Dal 16 aprile (ultima sconfitta col Monza) la squadra appare trasformata, eliminando la Juventus in Coppa Italia e infilando quattro successi consecutivi in campionato, compresa la qualificazione in semifinale di Champions League.
I crismi per una conferma ci sono tutti, ma la dirigenza, colpevole di averlo messo sulla graticola in più di un’occasione, deve prenderne atto. Dovesse arrivare alla finale europea, Inzaghi avrebbe compiuto un’impresa leggendaria, anche se proprio per questo, aver perso lo scudetto la stagione scorsa diventerebbe ancor di più un rimpianto.
Il calcio, però, non vive solo di ricordi. Il presente paga per ultimo. E quello di Inzaghi è paragonabile a quello di Luciano Spalletti. Dovesse centrare tutti gli obiettivi, ci sarebbe da ridere. Qualcuno, intanto, dovrebbe nascondersi.
