L’Inter sciupa il doppio vantaggio e butta via la Supercoppa italiana: la differenza l’hanno fatta i giocatori subentrati dalla panchina
Chiunque abbia praticato uno sport di contatto – come il calcio, appunto – sa che una brutta botta, ricevuta magari in un contrasto perso, farà sempre più male il giorno seguente. Allo stesso modo l’amaro retrogusto della sconfitta (al contrario dell’istantanea dolcezza della vittoria) persiste acuto soprattutto nei giorni successivi. Si dirà che l’Inter ieri sera abbia solamente perso una Supercoppa. Per chi scrive non è così. Innanzitutto perché un derby non è mai una partita “normale”, tanto meno quando in palio c’è un trofeo.
Buttarlo via poi in quella maniera, dopo aver sprecato il doppio vantaggio e più volte la palla del possibile 3-1, aver resuscito una squadra né carne né pesce e incassato la rete del 2-3 proprio all’ultimo respiro, non può lasciare indifferenti. Sarà che quest’anno il rossonero porta sfortuna (leggere alla voce Bayer Leverkusen), ma l’inaspettato esito del primo trofeo stagionale ci obbliga a qualche riflessione. Perché lunedì sera è stata la panchina a fare la differenza.
Supercoppa italiana: l’Inter tradita dalla propria panchina
Inter, a mente fredda fa ancora più male: che delusione la panchina…
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No, non ci stiamo riferendo agli allenatori. Simone Inzaghi, infatti, aveva le scelte obbligate. Sergio Conceiçao, invece, ha avuto la fortuna di estrarre dalla manica il jolly Leao che ha cambiato una partita già messa in ghiaccio dalle reti di Lautaro Martinez e Taremi. Potremmo anche parlare del fatto che – come già capitato nel derby di campionato – i nerazzurri siano andati in grossa difficoltà quanto il Diavolo si è schierato con il 4-2-4. Ma il problema semmai è che se da una parte l’ala portoghese ha fatto il bello e il cattivo tempo – e Abraham (altro subentrato) ha messo il timbro decisivo – dall’altra la panchina dell’Inter ha inciso negativamente nell’economia della partita.
Ci riferiamo innanzitutto ad Asllani: sappiamo, ovviamente, che non è Calhanoglu. Ma nel pieno recupero di una finale, con il risultato ancora in bilico, in mezzo alla propria area di rigore bisognerebbe avere la bava alla bocca. Sentire l’uomo, anche quando ti passa alle spalle. A maggior ragione quando l’avversario è nella serata di grazia. Ma questa volta non sono esenti da colpe nemmeno Zielinski e Frattesi. Il primo non ha mai gestito il pallone “alla sua maniera”. Il secondo, oltre ad essersi divorato l’occasione del 3-2, dovrebbe curare maggiormente certi equilibri tattici (invece di far rendere pubblici certi mal di pancia).
Spesso e volentieri abbiamo criticato la coperta corta in attacco. Ma se l’atteggiamento deve essere questo in frangenti tanto importanti della stagione (sì, perché una coppa è sempre una coppa) allora forse ha ragione chi dice che l’Inter alla fine della fiera può contare solo su undici titolari…