L’Inter impatta a Monza e si fa superare dal Napoli: se la classifica conta ancora poco, il punto conquistato all’U-Power Stadium è il primo, vero, semaforo giallo della stagione
L’insipida Inter che a Monza battezzando la terza divisa non è andata oltre l’1-1 contro i padroni di casa, ci costringe a un piccolo ripasso di educazione stradale: come comportarsi davanti a un semaforo giallo? Le opzioni sono due. O si accelera rischiando qualcosa prima che possa sopraggiungere il rosso, oppure – al contrario e più prudentemente – si rallenta fino a fermarsi. Accontentandosi di perdere qualche minuto.
Ovvero, tornando al pallone, un paio di punti. Meglio conquistarne tre oggi o avere i titolari più freschi domani? Ecco, probabilmente ancora scottato dall’infausta notte di Madrid (unico neo di una stagione, la scorsa, pressoché perfetta) le condivisibili scelte di Simone Inzaghi – nell’undici titolare e nei cambi – sono andate proprio in questa seconda ottica. L’accelerazione di cui sopra, semmai, sarebbe stato compito di chi in quel rettangolo verde avrebbe dovuto fare qualcosa di più contro una compagine che, semplicemente, ha fatto la sua partita.
Il Monza frena un’Inter troppo indecisa al semaforo giallo
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È vero, i pezzi da novanta – Pavard, Mkhitaryan, Lautaro, Thuram – ieri sera non hanno raggiunto la sufficienza. Comprensibile per chi ha comunque iniziato la preparazione in ritardo (i due francesi e il capitano), fisiologico per l’armeno che sbaglia partite in casi più unici che rari. Piuttosto, ci saremmo aspettati qualcosa in più, anche in termini di determinazione, dalle seconde linee. Al netto della buona prova di Carlos Augusto – prestazione tutto sommato sufficiente impreziosita dall’assist – gli altri hanno steccato.
I nodi, se così vogliamo chiamarli, sono venuti al pettine. Asllani non ha (ancora?) i tempi e le geometrie di Calhanoglu, ad esempio. Frattesi è sì il miglior incursore sulla piazza – almeno in Serie A. Ma in certi momenti, e a maggior ragione contro avversari chiusi come il Monza, per non intasare gli spazi servono equilibrio e pazienza. Nessun dramma, sia chiaro. Ma rimandiamo anche Zielinski dal quale ci aspettiamo più qualità.
Capitolo punte. Dopo un promettente precampionato Taremi è sembrato avulso dal gioco e senza la dovuta cattiveria. Il doppio cambio del minuto 73 poi – dentro Arnautovic e Correa per un tridente sperimentale – è sembrata una mossa fatta solamente per provare a sparigliare le carte. Sono rispettivamente la quarta e la quinta punta, realisticamente a loro non possono essere chiesti i miracoli. Appunto, una vittoria al Brianteo non sarebbe assolutamente stato un evento soprannaturale…