Carattere, attenzione e coraggio: l’Inter torna da Manchester con una grande prestazione, una bella dose di autostima e un ottimo punto di partenza
Secondo Agatha Christie, una delle scrittrici più famose del secolo scorso «un indizio è un indizio e due indizi sono una coincidenza». Ecco, calma e gesso direbbero i più esperti giocatori di biliardo. Ma nell’Inter che torna dalla prima trasferta continentale della stagione sta nascendo una consapevolezza ben precisa. Ovvero quella di essere alla pari delle grandi d’Europa. Sebbene manchi ancora il terzo indizio che – sempre per dirla con l’influente autrice di romanzi gialli – costituirebbe la prova, l’aver giocato alla pari per la seconda volta in quindici mesi contro il Manchester City è un segnale davvero importante.
Ora, lasciamo da parte per un’attimo l’amaro epilogo – e le particolari motivazioni – della finale turca del 10 giugno 2023. Concentriamoci piuttosto sugli esordi europei della gestione Inzaghi: il soffertissimo pareggio di San Sebastian con la modesta (ma agguerrita) Real Sociedad, la netta sconfitta interna contro il Bayern Monaco, lo 0-1 del Real Madrid – sempre a San Siro – nel 2021. Scarso coraggio, manifesta inferiorità, grandi sprechi sottoporta: ogni volta l’Inter si presentava alla coppa dalle grandi orecchie come se le mancasse qualcosa.
A Manchester nasce l’Inter europea: il bel pareggio è un punto di partenza
Inter, a Manchester un ottimo punto (di partenza)
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Ieri sera invece abbiamo visto qualcosa di totalmente diverso. C’è stato il carattere nei frangenti insidiosi, l’organizzazione difensiva, la dedizione di tutto l’undici, il coraggio di provarci quando gli uomini di Guardiola hanno allentato il ritmo. La sicurezza in certe uscite palla al piede pure se pressati dalle parti di Sommer. E sono arrivate anche una manciata di occasioni (Thuram, Darmian, Mkhitaryan), palloni che – ci mettiamo la mano sul fuoco – nel pieno della stagione quando le gambe gireranno al meglio, finiranno in fondo al sacco. Una prova totale, insomma, riconosciuta da tutti gli addetti ai lavori.
E va bene, il calcio corre veloce e ogni annata ha una storia a sé. Il percorso di crescita del mister e della sua Inter in questi anni però è stato – pur incontrando forti difficoltà – netto. Ma appunto perché due indizi sono solo una coincidenza, guai a sentirsi arrivati. Il pallone moderno richiede macchine perfettamente funzionanti: la testa deve martellare anche quando sulla carta si è favoriti (Genoa, Monza) e per fare il salto di qualità partite come quelle di Manchester bisogna iniziare a vincerle.
Senza fretta, anche perché ora il calendario europeo sorride ai nerazzurri. L’Etihad Stadium ci ha consegnato un’Inter diversa dal solito, sarà davvero un punto di partenza? È già tempo di tornare in patria, i due viaggi – nazionale e continentale – vanno paralleli ma riescono a contaminarsi. E sì, il derby è la migliore partita possibile per trovare le risposte che cerchiamo.