Dall’avventata cessione di Roberto Carlos in avanti l’Inter ha dovuto fare i conti con una sorta di maledizione del terzino sinistro. Ma oggi con Federico Dimarco e Carlos Augusto regna l’abbondanza…
Nell’ormai lontana estate del 1996 l’allora tecnico dell’Inter Roy Hodgson decise di liberarsi un po’ troppo frettolosamente di un terzino sinistro dal mancino potente ed educato ma – secondo l’allenatore inglese – tatticamente indisciplinato. Ceduto per soli 7 miliardi del vecchio conio al Real Madrid ben presto Roberto Carlos diventò il miglior interprete al mondo del proprio ruolo. Così, com’è giusto che sia, gli déi del pallone non perdonarono alla Beneamata la grave miopia: iniziava per la compagine nerazzurra una vera e propria maledizione che si sarebbe protratta nel corso del tempo.
Il sostituto “naturale” del laterale brasiliano fu Alessandro Pistone, onesto mestierante che durò solamente fino al 1997. E poi via con il modesto Mauro Milanese, la meteora (in nerazzurro) Mikael Silvestre e l’oggetto misteriosissimo Gilberto. Eccoci quindi nel nuovo millennio: Grigoris Georgatos resse il tempo di un fulmine, mentre Michele Serena nel suo triennio ha passato più tempo in infermeria che sul terreno di gioco.
Tempi bui, come quelli di Fabio Macellari o dell’ex milanista Francesco Coco. E poi arrivò Vratislav Gresko, simbolo – suo malgrado, perché la disfatta fu totale – del 5 maggio. Giovanni Pasquale una speranza che non maturò mai fino in fondo, Jeremie Brechet l’ennesimo bidone. Passò Pierre Wome, mentre tutto sommato possiamo riconoscere una sufficienza stiracchiata nell’esperienza interista di Giuseppe Favalli.
La fascia mancina dell’Inter e la maledizione del terzino sinistro
Inter, c’era una volta la maledizione del terzino sinistro
LEGGI ANCHE Inter, non c’è Dimarco e ci pensa Carlos Augusto: la forza di Inzaghi è anche…
Poca fortuna – nonostante lo scudetto – anche per l’eroe azzurro di Berlino Fabio Grosso. Più continuità per Maxwell, mentre in pochi ricorderanno il passaggio del connazionale Cesar. Eccoci ai tempi del Triplete: nato (e acquistato) come centrale, Christian Chivu si adattò al meglio sulla corsia sinistra, spezzando per qualche tempo la maledizione. Così non fu per il giovane Davide Santon, lanciato dallo Special One contro CR7.
Via quindi fino ai giorni nostri. Yuto Nagatomo ebbe la sfortuna di ritrovarsi in una congiuntura a dir poco infelice, Alvaro Pereira non dimostrò mai di valere i 10 milioni spesi dalla società. Quindi Dodò, Alex Telles, Cristian Ansaldi e Dalbert, tutti bruciati uno dopo l’altro. In tempi di vacche magre decisamente migliori il vissuto interista di Kwadwo Asamoah, dell’uomo spogliatoio Aleksandar Kolarov e del soldatino Ashley Young. Reti relativamente pesanti sono invece arrivate da Robin Gosens.
Evidentemente, come nelle favole più belle, per rompere definitivamente questo ciclo di negatività sarebbe servita una sincera dichiarazione di interismo. Oltre ai chilometri percorsi, al di là delle giocate balistiche, Federico Dimarco ha avuto il merito di spezzare l’incantesimo. Oggi la fascia sinistra è il punto di forza dell’Inter di Simone Inzaghi: e se non c’è Dimash, ecco l’ottimo Carlos Augusto. Una volta l’avrebbero chiamato riserva, domenica scorsa si è tolto lo sfizio di indirizzare uno scontro diretto. C’era una volta la maledizione del terzino sinistro…