Massimo Moratti compie 80 anni. Nato il 16 maggio 1945 in provincia di Verona – più precisamente a Bosco Chiesanuova – e al comando della Beneamata dal febbraio 1995 al novembre 2013, è ancora oggi, per tutti, semplicemente “il presidente“. Non uno dei tanti. Incarnazione (im)perfetta dell’interismo, secondo per passione probabilmente solo all’Avvocato Peppino Prisco. Cresciuto dirigenzialmente con la benevola, ma al contempo ingombrante, ombra dei successi paterni – la Grande Inter che negli anni ’60 fece incetta di scudetti e salì per due volte sul tetto d’Europa, quindi del mondo – la presidenza di Massimo Moratti ha racchiuso dentro di sé il meglio (dopo) e il peggio (prima) del mondo nerazzurro.
Sì, perché in quel ventennio il Biscione è stato tutto il contrario tutto. Squadra biologicamente pazza, come si cantava in un vecchio inno. Dalla stanza dei bottoni al campo, dalle vie del calciomercato alle guide tecniche. Un’Inter figlia legittima del suo nuovo padre: Massimo Moratti cercava in videocassetta un fantasista (Ariel Ortega), trovò Javier Zanetti, il suo primo acquisto. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa El Tractor sul terreno di gioco, tranne – sia chiaro – destreggiarsi sulla trequarti. Oceani di miliardi e milioni – di lire e di euro – investiti in questa creatura, da Ronaldo a Vampeta, ovvero dal colpo del secolo al bidone maximo. Per ogni Eto’o c’è stato un Hakan Sukur, per ogni Roberto Carlos un Vratislav Gresko.
L’Inter di Massimo Moratti esonerò Luigi Simoni dopo una vittoria contro il Real Madrid e pianse per l’addio di José Mourinho nell’incancellabile notte del Santiago Bernabeu. È stato il preliminare di Champions League con l’Helsinborg e lo 0-6 nel derby. Ma – soprattutto – il Triplete del 2010. Eppure la gloria sarebbe potuta arrivare ben prima: tutta colpa di quella “ladrata” della Juventus, tornata alla ribalta in una recente intervista, che andò oltre al singolo episodio dello scontro diretto del Delle Alpi. O meglio, fu tutta una serie di episodi alquanto dubbi nel corso della stagione 1997/98.
E, giusto per non farsi mancare niente, in mezzo il presidente dell’Inter Massimo Moratti ci mise pure due dimissioni (1999 e 2004). Si è fatto carico di grandi speranze e cocenti delusioni, vittorie storiche e sconfitte mai del tutto cicatrizzate. È stato odiato e amato, contestato e portato in trionfo. E oggi, in questo freddo calcio dei fondi d’investimento, pure rimpianto. Ad ogni modo, buon compleanno Presidente!