L’Inter ha vinto il suo scudetto numero 20 e spiace per chi sa riconoscere sportivamente la vittoria della squadra di Inzaghi…
Non siamo amanti delle statistiche ma forse, qualche volta, i numeri servono a veicolare sentenze emotive. Quel +61 di differenza reti, che pone l’Inter in cima alla classifica con, ça va sans dire, il migliore attacco e la migliore difesa.
Dopodiché, la seconda squadra sarebbe il Milan, con un +25 di differenza reti sideralmente lontano. Ci fermiamo qui, per dire che lo scudetto conquistato – storicamente – sul campo del Milan, vincendo il sesto derby di fila, non ammette repliche.
I depliant con la “J” di Juve abbinata ai colori dell’Inter (distribuiti dai milanisti a San Siro), le provocazioni in campo (a cominciare dalla reazione isterica di Adli a inizio gara, a spese di Barella a terra per un fallo subito, e molto prima delle solite pantomime da bulletto di Theo Hernandez e dei colpi proibiti di Calabria, capitano di taglia caratteriale davvero mini, sono un chiaro segno che nelle file del Milan avevano i nervi a pezzi già dal fischio d’inizio), le ironie successive sui social postate da chi non accetta il numero 20 scritto in caratteri inequivocabili nell’Albo d’Oro (l’unico che conti, si mettano l’animo in pace): ecco, tutto questo fa il solletico al popolo nerazzurro. Che ha visto la sua squadra dominare per tutto il campionato, e pure giocando bene.
Scudetto Inter e la caduta di stile del Milan…
Scudetto Inter, sono 20 e spiace per chi non lo riconosce!
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Non solo: la società pare orientata a non smontare la squadra per l’ennesima volta e, anzi, ha assestato già qualche colpo per gestire il prossimo futuro affollato di impegni e di tornei.
Dunque, se proprio si deve cercare il pelo nell’uovo nerazzurro diciamo che tutto è sempre migliorabile, ad esempio un Lautaro Martinez che non faccia più lunghe pause (non segna da metà febbraio, è stato un vero fantasma in campo, con tanto di spreco disastroso davanti alla porta vuota, perlomeno fino a quando non ha cominciato ad attirare su di sé falli utilissimi per approdare al fischio finale), il puntellamento anagrafico di una difesa che inizia a mettere su anni, scelte nette per la fascia destra (Buchanan è o non è da Inter? E, se sì, giocherà mai sulla destra? Dumfries resterà?), scelte a centrocampo (Frattesi troverà più spazio?).
La speranza è che l’ambiente resti compatto come è magicamente stato in questa stagione nella quale tutti, ma veramente tutti, hanno remato nella stessa direzione: in quel caso, qualsiasi problema troverà soluzione. I tifosi interisti vedono davanti a sé programmazione, serenità, fiducia, attaccamento alla maglia (poche squadre possono permettersi giocatori nati tifosi come Bastoni, Barella, Dimarco) e perfino il lusso dei lussi: leggono negli occhi dei propri beniamini il divertimento di giocare assieme. Se è un sogno, non svegliateci.