Un avvio da film dell’orrore e un’ora abbondante di nulla. Non basta un discreto finale dove tra un gol divorato, un palo e un miracolo del 44enne Fabio la Beneamata aveva pure provato a riprendere il vantaggio del Fluminense, maturato al minuto tre dopo una catena di errori difensivi da basso dilettantismo. L’Inter, tradita dai suoi senatori (su tutti l’insicuro Sommer, un distrattissimo de Vrij, l’irriconoscibile Darmian, ancora una volta Dimarco e l’impalpabile Thuram) rimedia l’ennesima figuraccia della stagione ed esce meritatamente dal Mondiale per Club. Al Bank of America Stadium finisce 2-0.
Il Fluminense bada al sodo
Una lezione di calcio pratico, quella dei brasiliani. Mister Chivu avrà modo e tempo di plasmare la sua squadra: intanto può prendere appunti. Subito aggressivo il Fluminense, aiutato dall’1-0 fulmineo, ha badato al sodo. Un calcio al quale – forse – non siamo più abituati nel Vecchio Continente: presenza fisica, anche dura, ruvida e spigolosa. Provando comunque a giocare. Senza presunzione, a differenza dell’Inter, per stessa ammissione di Chivu.
I sudamericani – con due quarantenni in campo, bomber Cano ha 37 primavere – hanno dato tutto: almeno in tre han chiuso con i crampi.
L’Inter tra una figuraccia mondiale e la scintilla dei giovani
Tutto il contrario del morbido approccio dei trentenni nerazzurri. Il 2024/25 è stato fisicamente dispendioso e mentalmente sfibrante, ma non ci può essere attenuante per i sessanta minuti (e rotti) senza tirare in porta contro una compagine nettamente inferiore.
L’Inter esce dal Mondiale con una figuraccia. Ma in mezzo al grigio della cenere qualche scintilla l’abbiamo notata. È quella dei giovani (Sucic, Carboni, Sebastiano Esposito, lo stesso Luis Henrique pur avendo tecnicamente sbagliato tutto) che per lo meno ci hanno messo idee e voglia. Ma soprattutto è quella di capitan Lautaro: si riparta da chi ha l’Inter nel cuore. Appartenenza, l’ha chiamata Giuseppe Marotta. Per tutti gli altri, quella è la porta.