Marco Ferdico responsabile Curva Nord Inter parla degli scontri avvenuti con la Juventus ammettendo la colpa ma le punizioni…
Per la prima volta parla Marco Ferdico. Parla il responsabile della Curva Nord Milano. La Curva dell’Inter. E lo fa con Internews08. Dopo aver spiegato le ragioni dell’unione della Curva Nord sotto un’unica “bandiera” e le nuove regole all’interno del secondo anello di San Siro è stato il momento di parlare di un altro tema particolarmente difficile da affrontare. E soprattutto da capire per chi non vive da dentro il mondo Ultras.
Un mondo Ultras diverso, cambiato che ora paga per ogni azione che fa. Paga con arresti e daspo. Proprio come è successo dopo gli scontri con la polizia nel tentativo di raggiungere e venire poi a contatto con i tifosi della Juventus.
Cosa è successo esattamente quella sera?
Nella serata di Inter-Juventus c’è stato, da parte nostra, e qui facciamo mea culpa, un nostro errore. A fine partita c’è stato il lancio delle torce, dal terzo blu verso il secondo anello blu. Il secondo anello blu è un anello popolato di famiglie, di gente normale. Non è un settore frequentato da ultras. È stato un gesto codardo e vile quello di un singolo o di gruppo – questo non lo so – che è stato fatto dalla tifoseria bianconera di buttare una decina di torce accese addosso a delle persone che non fanno parte del mondo ultras..
E poi?
Usciti dallo stadio alcuni dei nostri ragazzi erano abbastanza arrabbiati, sono venuti da noi chiedendo di poter andare a cercare un confronto con chi ha fatto questo gesto. Gli è stato detto che ci avremmo pensato. Il problema è che qualcuno si è sentito libero di poter agire. Così un gruppo di ragazzi si è staccato e si è sentito in dovere di poter fare questa azione in piena autonomia… Poi durante il tragitto nel tentativo di cercare la tifoseria bianconera sono stati intercettati delle forze dell’ordine e lì c’è stato il secondo errore, che è quello di cercare di sfondare per arrivare poi all’obiettivo e ne è nato un conflitto.
E le conseguenze sono note…
Non tutte. Non ci sono solo i daspo o gli arresti. Le forze dell’ordine hanno deciso di punirci ulteriormente. Abbiamo sbagliato e accettiamo questa punizione. Tutto quello che prima veniva concesso, adesso è stato congelato. Mi preme dire che accetto da parte delle istituzioni questa presa di posizione, però com’è giusto che sia le punizioni hanno un inizio e una fine. Io spero che da qui a 15 giorni la situazione si delinei perché noi, nonostante tutto, abbiamo deciso di prenderci giustamente la colpa e siamo pronti a prenderci la responsabilità di quello che è successo. Se poi la punizione diventa vita natural durante allora non è più una punizione, ma diventa un abuso nei nostri confronti…
Inter, Marco Ferdico: la Curva Nord è disposta a pagare ma non in eterno…
Inter, parla Marco Ferdico (resp. Curva Nord): gli scontri con la Juventus? Ci prendiamo la colpa ma le punizioni iniziano e finiscono…
LEGGI ANCHE Inter, tra giubbotti e scaramanzie: i segreti di Simone Inzaghi
Com’è cambiato fare l’Ultras nel corso degli anni?
Non si può pensare di fare quello che facevi negli anni 80, oggi, nel 2024, Nella vita bisogna evolversi, non si può rimanere aggrappati sempre a quello che era l’ideale iniziale. Se negli anni 80 fare l’ultras era un po’ una scelta anticonformista che ti portava poi ad avere un confronto reale tutte le domeniche, adesso questo non è possibile, cioè la si deve vivere in maniera diversa. Sono passati quarant’anni, le istituzioni si sono evolute per cercare di contenere, non di bloccare, perché non hanno ancora bloccato, il movimento. Bisogna cercare di far capire anche alle nuove leve, che hanno comunque quel modello di ultras, che oggi che non è più così. In Italia non è più così, all’estero in tanti posti ancora lo è, ma vedo che il giro di vita sta arrivando per tutti.
E quindi?
Bisogna limitarsi a quello che è il concetto di vivere Ultras. Cioè tu diventi parte, essendo un ultras, di un gruppo di persone che io identifico come la mia seconda famiglia. Sei a difesa della tua città e quindi c’è proprio la voglia di difendere il tuo territorio e di innescare un sentimento di fratellanza che ti lega allo stadio e fuori dallo stadio. Però oggi non può più esserci quella voglia di confrontarsi che c’era prima, perché sennò inizia adesso e finisci tra 15 giorni. Bisogna rimanere legati, secondo me, all’amore che devi avere per la tua gente, per la tua città, quella voglia di stare a difesa del tuo territorio. Però capendo che non puoi più farlo come facevi trent’anni fa.