L’Inter ha raggiunto la finale, la giocherà contro una grandissima. Ed è inutile illudersi. Non andiamo a sbattere la testa contro il muro della Champions League
Al quarto derby vinto nel 2023, all’approdo dopo tredici anni alla Finale di Champions League (esito letteralmente inimmaginabile fino a poche settimane fa), al capolinea di tutte le ansie vissute in questa settimana di Milan/Inter e Inter/Milan, in fondo a tutta questa fatica psicologica e al sapore dolce del trionfo (perlomeno quello cittadino), anche il più ottimista e meno recriminatorio dei tifosi interisti, ne siamo certi, non ha potuto evitare di farsi fregare dai mesti ricordi della stagione scorsa: come-diavolo-abbiamo-potuto-regalare-lo-scudetto-al-Milan?
Guardare in quel recente passato, nel delirio tra i pali di Radu a Bologna e insomma nelle curve di tutto quel repertorio, magari anche alle (finora) undici sconfitte in campionato in questa stagione è un atto tra il masochista e il compulsivo, un po’ come guardare nella tazza del bagno prima di tirare l’acqua. Ora, da tutto questo si deve fare tesoro.
Davvero, pochi tra di noi punterebbero soldi sulla vittoria a Istanbul. L’interista è sempre stato realista: ama sognare ma non sognare che non ci sia un muro di mattoni quando ce l’ha davanti, e magari è lanciato a cento all’ora. Alla testa ci tiene. Dunque, qualunque risultato venga dalla Finale, il peggio è davvero passato. I cuginastri sono alle spalle e, a questo punto, anche i più accesi tifosi del Diavolo dentro di sé sentono ciò che era vero nella stagione scorsa ed è vero tanto più oggi: siamo più forti di loro.
Tutto sta – dal prossimo torneo di serie A – a declinare questa forza con la saggezza e la lungimiranza di chi sa gestire un campionato. Perché un altro campionato come quello gli sgoccioli sarebbe da esaurimento nervoso: troppe umiliazioni, troppi autolesionismi. Leggiamo di un Inzaghi confermato dopo le recenti gesta in Coppa e Campionato: anche questa è una scommessa.
L’Inter di Champions League fa venire la nostalgia a molti…
Inter, ora non sbattiamo la testa contro il muro della Champions League
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Nel ritorno di semifinale è andato tutto alla perfezione: il Milan è stato pericoloso in due occasioni, con Diaz e con Leao, quest’ultimo in un’azione viziata da evidente fallo.
L’Inter ha contenuto senza patemi ogni discesa del Milan, mai così innocuo e impreciso. A colpire è stata l’assenza di vera combattività negli avversari: Theo, Giroud e Leao (quest’ultimo prevedibilmente non al massimo) avrebbero dovuto essere gli uomini dell’arrembaggio, ma da loro nessuna reale minaccia è venuta.
Nelle file nerazzurre, l’inserimento di Lukaku a raccogliere la staffetta di un esausto Dzeko è stata la carica suonata. Non c’è molto da dire su questa partita, se non che tutti i giocatori della rosa sembrano puntare verso la stessa direzione.
Se questa cavalcata ci porterà il denaro per salvare i nostri giocatori più forti dalle insidie del mercato, si vedrà.
Intanto, in una serata magica come questa, ci è bastato vedere i vecchi eroi passati dall’Inter tifare sperticatamente per la squadra: da Materazzi e Snejider in curva, a Bobo Vieri a bordo campo, fino ai “pentiti” Perisic e Hakimi. Stare a Casa Inter, lo testimoniano le loro nostalgie, è un privilegio.