L’Inter vince a Lisbona e Simone Inzaghi diventa uno stratega? Ma non per tutti perché i grandi allenatori si misurano in un altro modo…
Il mostro sbattuto in prima pagina, dopo dieci sconfitte di campionato, ora è immortalato come il grande stratega che ha messo ko il Benfica. Simone Inzaghi, prima sbeffeggiato e messo alla berlina dai tifosi, ora sembra diventato immune da quelle critiche ordite anche dalla stessa società.
La semifinale di Champions League a un passo spettina qualsiasi dubbio e invade un senso di riciclata speranza nei sogni più segreti del mister nerazzurro, messo in discussione anche da Giuseppe Marotta e Piero Ausilio.
I nomi che cominciano a roteare tra la confusione del club di Viale della Liberazione, hanno destabilizzato anche l’umore del Simone da Piacenza, che dopo la sfida del Da Luiz è sembrato soddisfatto, ma non certo contento dei chiari di luna neanche tanto soffocati del momento.
Il campionato stride con il percorso fatto in Europa, un ossimoro che non può passare inosservato.
Le sconfitte di Bologna, Spezia e poi Juventus e Fiorentina, considerando solo il girone di ritorno, sono troppe per poter aspirare a una posizione tra le prime quattro in campionato, che garantiscono la partecipazione in Champions la prossima stagione.
I giocatori da che parte stanno? Il vero problema della disfida. La situazione è davvero difficile, la proprietà è sempre meno affidabile e i mal di pancia stanno scappando come sorci nel naufragio di una nave. La sensazione è che la rosa sia molto valida, ma che siano le motivazioni a farne una squadra forte. Inzaghi, al momento, non è riuscito ancora a fare la differenza dal punto di vista mentale.
Inter, Inzaghi ha dei limiti come la società di Viale della Liberazione…
Inter, Inzaghi stratega? I grandi allenatori sono altri…
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Il grande allenatore deve riuscire a gestire anche gli umori, le scorribande d’animo, le emozioni, i mal di pancia per deviare un risultato volto alla sconfitta. L’allenatore dell’Inter notoriamente prepara bene le partite, ma nella gestione del gruppo sembra faccia troppa fatica. Non vince chi è più forte, ma chi è più bravo.
E per essere più bravi il mister deve avere un passo diverso nell’approccio psicologico.
La società, poi, deve fare il resto. Lo sta facendo? Alziamo le mani. La ridda di nomi di futuri allenatori non fa onore alla lealtà verso l’allenatore. Il club ora è a un bivio. L’eventuale semifinale di Champions getterebbe nelle ortiche una decisione che sarebbe stata già presa, ascoltando i rumors di un ambiente fin troppo agitato.
E poi quale sarebbe la discriminante per confermare Inzaghi? Il quarto posto in campionato, la semifinale in Champions o la vittoria in Coppa Italia?
Diceva il grande filosofo romano Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.