L’Inter è vicino alla vittoria del 20esimo scudetto mentre il fegato dei tifosi di Milan e Juventus è spappolato come cantava Vasco Rossi…
Fegato fegato fegato spappolato, cantava Vasco. La citazione – dopo Bologna-Inter – si impone: perché Vasco è interista, e perché è emiliano. Ovviamente non si intende essere beffardi con gli emiliani (che comunque hanno sempre fatto soffrire l’Inter a colpi di ottimo calcio, se si pensa a Sassuolo e Bologna e, in un tempo più lontano, Parma), ma semplicemente attingere al talento di un artista di quella terra per riversare ironie sugli eterni rivali di Milan e Juventus che proprio non ce la fanno ad ammettere lo strapotere di questa Inter, così come ad applaudire il suo filotto impressionante di vittorie.
Il fegato di chi vive sotto il prefisso telefonico 011 e dalla parte sbagliata del Naviglio si ingrossa, e la loro fantasia vola alto sui social, dove impongono – grazie a un bombardamento mediatico accarezzato in modo servile pure da tanta stampa – il luogo comune dei favori arbitrali e delle “sceneggiate” di Barella in campo.
Innanzitutto, a parte quella col Genoa, il centrocampista sardo non è ricordato per chissà quale altra “sceneggiata”: spesso prende botte in campo, spesso si lamenta (si lamentava) coi propri compagni, è un concentrato di adrenalina, ma paragonarlo a un professionista della recitazione è pura malafede. Tifoserie che sfoggiano un provocatore come Theo Hernandez in formazione (senza dimenticare che hanno avuto un certo Pippo Inzaghi) o hanno cullato amorevolmente Cuadrado e Nedved, mentre tra le loro attuali file sfoggiano un inquietante Gatti, e mai hanno alzato il proprio sopracciglio sdegnati, è una cosa che fa davvero sorridere. Barella ha chiesto scusa urbi et orbi per il fatto di Inter-Genoa, ma avrebbe dovuto comunque ricordare agli smemorati che l’intervento fisico su di lui ci fu.
Inter, fegato spappolato per i tifosi di Milan e Juventus…
Fegato, fegato, fegato spappolato per Milan e Juventus…
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Ma veniamo a Bologna. Della squadra di Simone Inzaghi non si può dire davvero più nulla: vince insegnando calcio sulla piazza italiana (raccogliendo applausi all’estero, mentre qui da noi ci si limita a osservare il proprio fegato e a frignare), dimostra di saper soffrire e mettere al sicuro il risultato quando deve gestire le fatiche alla vigilia di un incontro europeo.
Al Dall’Ara non ha mai messo in campo il proprio attaccante simbolo e capocannoniere del campionato, Lautaro Martinez. Ora, a chi si porta dietro questo fegato davvero dolorante, non resta che concentrarsi sul passaggio dell’Inter da Madrid.
Succederà quel che succederà: ma noi interisti sappiamo che, ormai, questa nostra squadra non va più incontro a figuracce. Vince (spesso), pareggia e perde (raramente), ma non viene mai umiliata. Che soddisfazione.