La crisi Inter prosegue: da Lautaro a Lukaku fino a Dzeko e Correa. Tutte le responsabilità del disastro in percentuali…
Perseverare è diabolico. E parlare di diavolo in casa Inter dovrebbe aggiungere imbarazzo a imbarazzo. Perché il Milan è naturalmente una delle grandi concorrenti per la corsa ai posti Champions e perché, loro sì, i rossoneri, sembrano usciti dalla crisi a suon di goal, condizione fisica e applicazione professionale del loro allenatore. Cosa che non si può dire dei nostri calciatori e del nostro tecnico, L’Inter persevera e persevera nel farsi del male.
Ma soprattutto nel ripetere immancabilmente gli errori che stanno marchiando a fuoco la sua stagione dall’inizio. Simone Inzaghi non sa come metterci mano, e per i suoi colleghi, buon ultimo Sousa, si rivela un libro aperto. I soliti cambi, ruolo per ruolo, più o meno nella solita porzione di gioco del secondo tempo.
E mentre il tecnico della Salernitana studia mosse per cambiare l’inerzia della partita (riuscendoci, aumentando la pressione sull’Inter e le occasioni da goal), il nostro placido piacentino fa quello che sa fare meglio: incrociare le dita.
Lo si è già detto: il tifoso nerazzurro, quando vede sprecare così tante occasioni sotto porta, sa già come andrà a finire. Di stupore non si può più nemmeno parlare, e la rabbia sta cedendo al fatalismo.
Inter, le percentuali delle responsabilità in attacco. Non solo Lautaro e Lukaku…
Inter, da Lautaro a Lukaku: le responsabilità del disastro in percentuali
LEGGI ANCHE Inter, Alessandro Matri: Onana? Se ci fosse stato Handanovic…
Passati facilmente in vantaggio con Gosens, i giocatori dell’Inter hanno dato vita, per l’ennesima volta, all’irritante pantomima: rallentano il gioco e, minuto dopo minuto, cominciano a sfornare il peggio della (poco) premiata ditta.
Vale a dire: errori industriali degli attaccanti (Lukaku che in tuffo di testa riesce a sfidare la fisica e mandare quasi in perpendicolare la palla sulla traversa, Lautaro che si gode metà campo in solitaria e, dopo un contropiede in assoluta libertà, vanifica la possibilità di chiudere il match sullo 0-2: sono solo le due chicche del pomeriggio), gioco lentissimo e prevedibile, infine poca garra (si salva solo il solito Mkhitaryan).
La stagione – con la sfida col Benfica, il ritorno di Coppa Italia contro la Juve e la corsa al piazzamento Champions: tutte storie sul cui esito positivo non ci sentiremmo di scommettere un singolo euro – si avvia finalmente alla fine.
Dopodiché, tutto ciò che ora appare offuscato nel limbo delle ipotesi apparirà assolutamente limpido: Inzaghi non può restare sulla panchina dell’Inter, Zhang dovrà pensare ai suoi debiti (aprendo incognite inquietanti sul futuro della proprietà), senza una qualificazione in Champions l’argenteria di famiglia (da intendersi i giocatori più validi della rosa) andrà venduta.
Se dovessimo dare delle percentuali di responsabilità diremmo: 50% proprietà, 35% tecnico, 15% i nostri disastrosi attaccanti, sopravvalutati (Lautaro, Lukaku), troppo anziani per reggere una stagione (Dzeko), inadeguati (Correa).