Se la rete di Davide Frattesi, primus inter pares tra gli eroi della già storica semifinale di Champions League contro il Barcellona, è stata quella che ha spalancato le porte dell’Allianz Arena, il gol di Francesco Acerbi ha ridato il battito a un cuore – quello nerazzurro – che nella seconda frazione di gioco pareva spegnersi sempre di più con il passare dei minuti. Uno sfondamento d’altri tempi – lo stopper mandato disperatamente a fare il centravanti, un po’ alla Walter Samuel, se vogliamo – nell’era delle partite studiate sul video, al tempo dell’iper-tattica, nei giorni della divinizzazione dell’ultra-offensivo gioco blaugrana. L’efficacia del sempreverde piattone davanti alla dissoluzione di tacchi, finte e controfinte.
E dire che il ragazzo – almeno in questa sua avventura interista – non è mai stato un habitué delle aree avversarie. Un onesto bottino di cinque reti in tre stagioni. Ma, particolare non da poco, siglate in un crescendo rossiniano. Dal bersaglio ai supplementari in un anonimo Inter-Parma di Coppa Italia nel gennaio 2023 (trofeo che comunque l’Inter alzerà a fine annata) alla zuccata che diede il là alla notte dello scudetto in faccia, 22 aprile 2024. E poi, ovviamente, la giocata di martedì sera, punto che è valso almeno mezza finale della massima competizione continentale.
L’Inter e la rivincita di Francesco Acerbi
Messo ai margini dalla rosa della Lazio nell’estate 2022, il sempre aziendalista Simone Inzaghi una volta tanto ha puntato i piedi per riavere con sé questo gladiatore del rettangolo verde che fuori dal campo ha dovuto combattere contro avversari ben peggiori di Haaland, Lukaku, Kane o Lewandoski. Cattiveria agonistica e personalità, l’Inter trovò allora un nuovo ministro della difesa. Capitano senza portafoglio – pardon, fascia al braccio. Ruvido interprete della pedata all’italiana, talvolta – particolare che non guasta mai – pure calcisticamente scorretto (il tifoso ricorderà l’esultanza davanti al veronese Henry, fresco di rigore sbagliato al minuto numero cento o il dito medio mostrato con disinvoltura al pubblico romanista).
In molti però, forse anche nel mondo-Inter più perbenista, oggi dovrebbero chiedere scusa a Francesco Acerbi. Sì, perché non più tardi di un anno e spiccioli fa – ovvero quando scoppiò il caso dell’insulto inventato da Juan Jesus – in tanti, troppi presero per verità incontestabile la balbettante versione (senza testimoni né prove) del calciatore brasiliano. Tutti, inspiegabilmente – o forse no, ma questo è un altro discorso – voltarono le spalle al numero quindici dei campioni d’Italia. Tanto che sui media si parlò pure di rescissione del contratto, tanto che il commissario tecnico Luciano Spalletti arrivò a depennarlo dalla lista dei convocati azzurri per gli appuntamenti primaverili della Nazionale.
Se non fosse bastata la sopracitata zuccata del derby – la Beneamata avrebbe conquistato comunque la seconda stella – eccoci nel pieno recupero di Inter-Barcellona: Francesco Acerbi si è preso la sua personale rivincita. Ma è già tempo di un’altra rivalsa: da Istanbul a Monaco di Baviera, con un finale nuovamente da scrivere.