Miglior marcatore dell’Inter in termini assoluti e primatista nerazzurro per reti segnati in Serie A (e campionati antecedenti al girone unico), per dirla con Vittorio Pozzo avere in squadra Giuseppe Meazza significava partire con un gol di vantaggio sugli avversari.
“Adesso facciamo giocare anche i balilla!”
Nato a Milano il 23 agosto 1910 Peppin fu scoperto tra i ragazzi dell’Ambrosiana da Fulvio Bernardini, allora in forza proprio alla compagine meneghina. Solo le insistenze del futuro cittì della Nazionale azzurra convinsero il tecnico ungherese Arpad Weisz ad integrarlo a soli sedici anni in prima squadra. Nel giro di un anno arrivò l’esordio tra i grandi.
Un fatto insolito, tanto che un giocatore dell’Inter molto più anziano di Giuseppe Meazza esclamò ironicamente: “Adesso facciamo giocare anche i balilla!“. Così, con indosso il nuovo soprannome, inizia una storia fatta di 284 timbri in gare ufficiali – statistica probabilmente irraggiungibile ancora per tanti anni (Lautaro Martinez, sesto in questa classifica ne ha fatti poco più della metà) – 3 scudetti, altrettanti titoli di capocannoniere e 2 coppe nazionali.
Senza contare i mondiali del 1930 e 1934, vinti da assoluto protagonista con la maglia azzurra. Numeri importanti anche in Nazionale: 33 bersagli, solamente un paio in meno del rombo di tuono Gigi Riva.
Una storia dell’Inter: l’ultima di Giuseppe Meazza
Nerazzurro fino al 1940 l’attaccante più forte della sua generazione giocherà anche con Milan, Juventus, Varese e Atalanta. Per poi tornare dalla sua Beneamata nella stagione 1946/47, annata in cui ricoprì la doppia figura di giocatore-allenatore: “ritornai a giocare all’Inter che andava maluccio. Ho fatto anche l’allenatore quell’anno, giocatore e allenatore. Eravamo in zona retrocessione, ci salvammo proprio alle ultime partite e eravamo a un certo punto come 11 disperati: la fortuna ci ha assistito“. Mai stati in B, anche per merito suo quindi.
Il 29 giugno 1947 all’Arena Civica arriva il Bologna. L’Inter pareggia 1-1, l’ultima partita di Giuseppe Meazza: l’uomo del gol a invito – l’estremo difensore in uscita veniva sistematicamente beffato nell’uno contro uno con una finta o un tiro improvviso – usciva dal rettangolo verde per consegnarsi direttamente nelle braccia della storia. Tanto interista quanto italiana, tanto europea quanto mondiale.



