C’è una data che più delle altre è scolpita nella testa e nel cuore dei tifosi dell’Inter: 22 maggio 2010. Esattamente quindici anni fa la squadra allenata da José Mourinho saliva sul tetto d’Europa, completando – prima e finora unica in Italia – quel Triplete rimasto per questa stagione chiuso nel cassetto dei sogni.
Lo stemma dell’Inter, il pallone della Champions League e – appunto – una frase ben precisa: “coroniamo il sogno“. Così la Curva Nord in formato trasferta accolse l’entrata in campo di Javier Zanetti e soci. Un undici rimasto in maniera più che naturale nel cuore (per gli antichi sede della memoria) nerazzurro: Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Zanetti, Cambiasso; Pandev, Sneijder, Eto’o; Milito. E poi Stankovi e Muntari, subentrati nella ripresa. Oltre a Marco Materazzi, che si meritò – da vero uomo spogliatoio – la passerella finale. Il 4-2-3-1 cucito su misura dallo Special One ci riporta a quelle immagini del Santiago Bernabeu di Madrid.
Pagine di storia: l’Inter e il 22 maggio 2010
Al minuto trentacinque, ovvero quando sul lancio dell’Acchippasogni, Diego Milito conversò amabilmente con Wesley Sneijder: finta e destro sotto la traversa. Uno a zero. Altro giro, altra mezz’ora abbondante. Questa volta con il pugnale tra i denti: Julio Cesar nella ripresa deve metterci un paio di pezze, così come Esteban Cambiasso che usa la testa – non solo in senso figurato – per blindare la rete del vantaggio.
Ancora fattore M, come la matematica. Che non è un’opionione. Trentacinque più trentacinque uguale settanta. E allora ecccoci al settantesimo giro di lancette. In mezzo al campo Samuel Eto’o e lo stesso numero dieci olandese si conquistano rabbiosamente un pallone da regalare al Principe. L’avanti argentino si mette in proprio e scherza con Van Buyten. Almeno fino all’area di rigore bavarese: finta a rientrare, piattone e tanti saluti a Butt, estremo difensore del Bayern Monaco. Lacrime, abbraccio ideale tra il centravanti e ogni tifoso dell’Inter, punto più alto della presidenza Moratti-figlio. La festa sfuma lentamente, come i postumi di una bellissima sbornia. E i ricordi – se non rinnovati – sono destinati a sbiadirsi. È già tempo di riaprire gli occhi e pensare al presente: quanto manca al 31 maggio?