Un divorzio doloroso. Ma, a questo punto, probabilmente inevitabile. Gioie e dolori del calciomercato: dopo la strigliata su pubblica piazza di capitan Lautaro e la conferma dell’ovvio da parte Giuseppe Marotta, le strade dell’Inter e di Hakan Calhanoglu sono destinate a dividersi. Fabio Capello nell’intervista di ieri pubblicata sulla Gazzetta dello Sport ha definito il turco come il Rodri del ciclo nerazzurro.
Calciomercato Inter: con Hakan Calhanoglu saluteremo la vecchia Inter?
Scoperta dell’acqua calda. Sì, perché è nota più o meno a tutti la centralità – oseremo dire l’imprescindibilità – del numero venti nei meccanismi dell’era inzaghiana. Gli equilibri della creatura forgiata dal Demone di Piacenza passavano tutti dalle prestazioni del turco. Non stiamo parlando di un (prevedibilissimo, a questo punto) addio a cuor leggero. Chivu non è Inzaghi e avrà altre coordinate di gioco ma il peso specifico dell’ex rossonero rimane quello di una colonna portante della compagine meneghina.
Ogni tifoso in cuor suo si chiede: perso Calha si perderà anche l’Inter? Il rischio c’é, va detto. Soprattutto perché tra i nomi che si rincorrono nel calciomercato solamente due sono sicuramente già pronti per il campionato italiano. Sarà però durissima arrivare a Ederson. E Nicolò Rovella – l’altro papabile alla sostituzione – ha tutto per prendersi il centrocampo dell’Inter. Ma, numeri alla mano, non ha di certo la mira (e le soluzioni balistiche) del promesso sposo al Galatasaray.
Da Ronaldo a Marcelo Brozovic
Eppure come ha dimostrato il Mondiale per Club il cordone con la vecchia Inter va reciso al più presto. Serve la freschezza verticale dei giovani. E soprattutto la fame. C’è poi una questione – per così dire – storica da prendere in considerazione. Chi è (almeno) della generazione di chi scrive ricorderà la Juventus di Lippi. Vinceva in Italia e convinceva in Europa vendendo un pezzo da novanta ogni anno. Oppure la Lazio più forte di sempre, divenuta tale dopo la pesantissima cessione di Christian Vieri (proprio all’Inter, tra l’altro).
E in casa nerazzurra? Nel dopo Ronaldo – passato al Real Madrid il 31 agosto 2002 – c’è stata un’inaspettata semifinale di Champions League, un doppio derby deciso solamente dalla regola della differenza reti in trasferta. Estate 2009: l’addio di Ibrahimovic – prima dei mal di pancia fu protagonista assoluto degli scudetti numero quindici, sedici e diciassette – fu propedeutico alla cavalcata del Triplete.
Eccoci ai giorni nostri. Dopo Antonio Conte arrivò Simone Inzaghi, e ai tempi non fu di certo un upgrade. Così fu anche un paio di annate fa: salutata in colpo solo la spina dorsale della squadra – Onana, Skriniar, Brozovic, Lukaku – l’Inter si riscoprì (molto) più forte di prima. E andò a vincere la seconda stella.