La disputa tra la società Inter e la Curva Nord è divenuta ormai guerra aperta. Dopo gli scandali legati all’inchiesta “Doppia Curva” inerente ai legami tra la malavita e gli ex capi ultras di Inter e Milan, il blocco biglietti ai curvaioli in finale di Champions, arriva anche il blocco ai rinnovi degli abbonamenti per gli avventori del secondo verde. Il 10 luglio, dopo l’apertura della campagna abbonamenti 25/26 sono stati centinaia gli di elementi di spicco della frangia del tifo organizzato a vedersi negare la richiesta di conferma del proprio posto in Curva Nord. Una stretta durissima che è destinata a suscitare ulteriori proteste e polemiche.
Ora questi stessi tifosi “respinti” della Curva Nord starebbero meditando di portare avanti una causa civile contro l’Inter. L’accusa, stando a quanto riportato nel comunicato odierno che la Curva Nord ha diramato, sarebbe di aver incluso in queste black list anche incensurati privi di precedenti penali e mai sottoposti a Daspo. L’unica “colpa” di questi tifosi sarebbe essere legati al tifo organizzato da tempo. Mirko Perlino, avvocato storicamente vicino agli ultras nerazzurri, ha dichiarato che: “Nel giro di qualche giorno, dopo la richiesta di delucidazioni, partiranno le azioni civili per discriminazione e violazione del diritto di prelazione e chiederemo i danni. Anche perché nella black list sono stati inseriti incensurati, lontani anni luce da qualsiasi “azione di disturbo” e che da tanti anni hanno l’abbonamento“.
IL COMUNICATO DELLA CURVA NORD – Ecco le parole diffuse via social dai gruppi della Nord in un comunicato congiunto. “A poche ore dalla chiusura della prelazione per gli abbonati, ci troviamo davanti a una situazione surreale. Numerosi ragazzi dei gruppi di curva non riescono a rinnovare il proprio abbonamento. La motivazione? Nessuna. La stragrande maggioranza di loro è incensurata e completamente estranea a qualsiasi indagine. La loro unica colpa? Aver seguito la squadra ovunque, in casa e in trasferta, dedicando tempo, energie e sacrifici alla propria passione. Eppure, l’Inter si arroga il diritto di selezionare a proprio piacimento il pubblico. Escludendo chi, per anni, ha dato voce, colore e anima alla squadra, anche nei momenti più difficili”.
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AZIONI LEGALI – “A centinaia di persone viene impedito l’ingresso allo stadio, pur senza alcun daspo né una sola denuncia penale a loro carico. Una mossa inquietante, degna di un regime, che non può lasciarci indifferenti. Prendiamo atto di questa deriva e siamo pronti a reagire per vie legali, visto che la società continua a nascondersi dietro silenzi, scaricabarile e burocrazia. Siamo di fronte a un abuso senza precedenti, figlio di una strategia repressiva in atto ormai da mesi. Il Meazza si sta trasformando nella nuova frontiera della repressione. Le curve milanesi sono diventate le cavie perfette per sperimentare un controllo cieco e sproporzionato. Un nuovo Alcatraz del calcio italiano. Uno stadio di polizia a tutti gli effetti. Quello a cui stiamo assistendo è spaventoso. E ci auguriamo che anche il resto del pubblico interista inizi ad aprire gli occhi“.
STADIO BUSINESS – “Biglietti a prezzi fuori controllo, codici elargiti senza criterio, abbonamenti modello pay TV, divieti arbitrari sul materiale da tifo. Una società che, giorno dopo giorno, sta trasformando lo stadio in un modello di business freddo e selettivo, emarginando chi ha sempre vissuto il calcio con passione, per poi spianare la strada a uno stadio-teatro: tanti clienti, pochi tifosi. Forse, quando tutti se ne renderanno conto, sarà già troppo tardi“.



