Come cambierà il gioco dell’Inter? Cosa possiamo chiedere, invece, a Cristian Chivu? Abituati alla Beneamata più bella di sempre, è la domanda che molti tifosi nerazzurri si pongono. Ora, la squadra di Simone Inzaghi è stata una piacevolissima sinfonia ma – alla fine della fiera, a mente fredda è opinione comune – ha contribuito alla bacheca molto meno di quanto avrebbe potuto. Con buona pace di de Coubertin: a noi interessa vincere e non partecipare. Molto dipenderà dal calciomercato dell’Inter, altrettanto dalle capacità del nuovo allenatore: di certo il rendimento della linea mediano potrà spostare – e non di poco – gli equilibri della squadra.
E propio nel reparto nevralgico qualcosa potrebbe cambiare. Meno negli uomini, più nelle coordinate. Spiegandoci meglio: sarà un centrocampo più di lotta e meno di governo.
Come il calciomercato potrebbe cambiare il centrocampo dell’Inter
Partiamo dal volto nuovo, il giovane croato Petar Sucic. Parola d’ordine, versalità. Mezzala destra, regista e interno sinistro. Dalla santissima trinità (Bare-Calha-Miki) al tre in uno: oggi, con il solito anglicismo, si dice box-to-box. Ovvero gamba, testa e piede. Capacità di coprire ampi spazi di campo, spiccata intelligenza tattica e importanti doti tecniche.
Insieme a lui il vecchio – si fa per dire – che avanza. Davide Frattesi ha sulle spalle quattro primavere in più rispetto al collega: sotto la rigida gestione inzaghiana non ha mai trovato lo spazio che avrebbe meritato. Ha ripagato l’amore degli interisti con reti a dir poco pesanti prima e dopo esser stato vicino tanto così all’addio (va detto, l’impronta giochista della precedente guida tecnica penalizzava le caratteristiche della mezzala romana). Ma ora – con l’avvento dell’era Chivu – potrebbe ritrovare una nuova centralità nel progetto.
Hakan Calhanoglu e Henrikh Mkhitaryan
Posta l’inamovibilità di Nicolò Barella, qualche ragionamento andrà invece fatto su Hakan Calhanoglu. Secondo le ultime indiscrezioni di calciomercato l’Inter potrebbe anche privarsi del turco a fronte di un’offerta minima di quaranta milioni di euro. Attenzione ai particolari, ovvero al deciso cambio di rotta rispetto al recente passato, quando “l’idolo neroblu” – per dirla con un noto coro della Curva Nord – era considerato elemento indispensabile nelle geometrie del Biscione. Il cambio in panchina, qualche infortunio di troppo e prestazioni al di sotto delle potenzialità hanno evidentemente fatto cambiare prospettiva ai piani alti. Ovvio, nel caso specifico sarebbe una perdita comunque dolorosa – e da rimpiazzare a dovere.
Eccoci quindi al sempreverde Henrikh Mkhitaryan. Qui la carta d’identità non ammette trucchi né inganni e – purtroppo per noi – il concetto umano dell’eterna giovinezza rimane nel campo della mitologia. In soldoni: per rendere al meglio il minutaggio dell’armeno, giocoforza, dovrà essere centellinato. Per un centrocampo (più) di lotta e (meno) di governo, appunto.