Al Tardini i nerazzurri si fanno rimontare due reti nel corso di un’altra ripresa giocata con i remi in barca: Parma-Inter finisce 2-2
Superbia, secondo la Treccani: esagerata stima di sé e dei propri meriti (reali o presunti), che si manifesta esteriormente con un atteggiamento altezzoso e sprezzante e con un ostentato senso di superiorità nei confronti degli altri. Ora, se c’è una cosa che mette tutti d’accordo è che l’Inter, almeno in Italia, sia la squadra più forte. Il problema semmai è che i soli valori, non supportati dalla testa e dalla voglia di vincere, non fanno il risultato.
“Houston, abbiamo un problema”. Sì, con i secondi tempi. La lista si allunga: prime frazioni talvolta discrete, spesso ben giocate, quando non dominate. Juventus all’andata, l’asterisco di Firenze, ancora con la Vecchia Signora – questa volta a Torino – lo scampato pericoloso di settimana scorsa contro l’Udinese. E ieri la sanguinosa rimonta di Parma. Almeno sei punti buttati nello sciacquone.
Parma-Inter, ovvero come buttare via altri due punti di platino
Parma-Inter, la superbia è un peccato capitale
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Nella pancia dello Stadium Henrikh Mkhitaryan a suo tempo lanciò l’allarme: “A volte entriamo non concentrati, pensando di vincere comunque”. Si chiama superbia, volendo sintetizzare il concetto in una sola parola. Ora, errare è umano. Ma, vale la pena precisarlo, perseverare è diabolico. E, a quanto pare, la superbia rimane un peccato capitale: lungo la Via Emilia (domani sera si giocherà Bologna-Napoli) il tesoretto dei nerazzurri potrebbe ridursi al minimo sindacabile.
E non si parli di calo fisico, perché in settimana il derby della Madonnina è finito in crescendo. È la testa che – ci scusi Dante per la volgare parafrasi – move il cuore e l’altri muscoli. Chi ha l’ambizione di vincere, tanto in Italia quanto in Europa, ha l’obbligo di assorbire la lezione al più presto.