Inter, c’era una volta la maledizione del terzino sinistro. Davide Santon è un nome che nel panorama calcistico italiano evoca un mix di talento precoce, grandi promesse e purtroppo, un epilogo amaro dovuto a infortuni persistenti. Nato a Portomaggiore (Ferrara) il 2 gennaio 1991, Santon è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile dell’Inter, il club che lo ha lanciato nel grande calcio.
L’esordio in prima squadra arriva giovanissimo, nel 2009, sotto la guida di José Mourinho. Il tecnico portoghese, che lo aveva soprannominato “il bambino”, lo getta subito nella mischia e lui risponde con prestazioni convincenti, in particolare nell’ottavo di finale di Champions League contro il Manchester United, dove riesce a contenere un certo Cristiano Ronaldo, allora Pallone d’Oro. Quell’anno si conclude con la conquista dello storico Triplete (Campionato, Coppa Italia, Champions League) con i nerazzurri, un traguardo di cui il difensore si sente parte integrante e un periodo in cui, come ha raccontato, il suo potenziale si era espresso al massimo. Seguono l’esordio in Under 21 e in Nazionale maggiore con Marcello Lippi.
Santon: una carriera frenata dagli infortuni
La carriera, partita sotto i migliori auspici, ha però imboccato una strada difficile a causa di ripetuti e gravi problemi fisici. Un infortunio al ginocchio destro, subito in Under 21, è stato l’inizio di un calvario. Nonostante un periodo di tre anni (2011-2014) trascorso al Newcastle in Inghilterra, dove ha ritrovato continuità e un ambiente che gli ha giovato, e un successivo ritorno all’Inter e il successivo passaggio alla Roma, Santon non è più riuscito a tornare al 100% della forma.
Gli infortuni, soprattutto alle ginocchia, lo hanno costretto a giocare con il “freno a mano tirato” e con la costante paura di farsi male. Nonostante avesse ancora offerte, nel settembre 2022 ha annunciato il ritiro dal calcio giocato all’età di soli 31 anni, una decisione sofferta ma obbligata, poiché il suo corpo non reggeva più i ritmi del calcio professionistico. Il forte difensore ha rivelato di aver temuto di dover ricorrere precocemente alle protesi e di aver sofferto molto nel periodo immediatamente successivo all’addio al campo, sentendosi “vuoto” e provando addirittura odio per il calcio per qualche mese.
Imprenditore nello sport
Oggi, l’ex terzino cerca la sua “scintilla” lontano dal campo, dedicandosi alla famiglia e riflettendo sul futuro, magari in un ruolo legato al calcio giovanile, per ritrovare l’amore genuino per lo sport che aveva contraddistinto i suoi esordi folgoranti. Intanto gestisce un centro sportivo nel ferrarese e non ha mai staccato la spina con la Città di Roma, dove risiede e quella di Milano dove è stato amato sin da piccolo.



