Attraverso le colonne della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha commentato la decisione da parte di Simone Inzaghi di lasciare l’Inter. Ecco le sue parole in merito al tecnico piacentino.
«Mi sembra evidente che in questa storia un peso determinante lo abbiano avuto i soldi, e non so se seguire il profumo del denaro sia sempre una buona scelta. Solo il tempo potrà dire se ha fatto bene o no. Io, al primo anno al Milan, prendevo uno stipendio inferiore a quello che percepivo al Parma».
La decisione di Inzaghi «Non è un fulmine a ciel sereno, un po’ me l’aspettavo. Non entro nel merito della sua volontà di lasciare l’Inter , avrà le sue buone motivazioni sulle quali non è corretto esprimersi. Ma aggiungo che a lui il club nerazzurro ha dato tanto, perché gli ha permesso di giocare addirittura due finali di Champions, e che questo non è il miglior periodo per l’ambiente dopo le sberle che ha preso dal Paris Saint Germain. Magari qualche giorno in più di riflessione, qualche colloquio in più…».
Il bilancio di Inzaghi con l’Inter è positivo o negativo? «Guardiamo ai risultati: quattro campionati e un solo scudetto, nonostante avesse sempre il gruppo più forte, con tanti giocatori di alto livello e profumatamente pagati. Due finali di Champions League, entrambe perse. L’ultima, addirittura, in modo traumatico. Non mi sento di dire che il percorso è stato positivo, anche se devo ammettere che, da quando è arrivato dalla Lazio, Inzaghi è cresciuto parecchio come allenatore. Gli è mancato il salto decisivo».
In che cosa consiste il salto decisivo? «Non tanto nel raggiungimento dei risultati, quanto nel gioco. Perché è poi il gioco che ti fa conquistare i successi. Lui è rimasto a metà strada: cresciuto nel solco della tradizione italiana, tutta basata sulla difesa e sul contropiede. Ha provato a diventare un tecnico “europeo”, però non ci è mai riuscito completamente»