Ancora una volta l’Inter di Inzaghi, era già successo nel derby con Fonseca e ora con Thiago Motta: perde la partita tatticamente
Dopo il Derby, un’altra occasione persa. Un’altra partita autolesionista. E un’altra lezione tattica (anche elementare, se si vuole) rifilata dal tecnico avversario (questa volta Thiago Motta, allora Paulo Fonseca) a Simone Inzaghi. Eppure lo stato di salute (cagionevole) di questa Inter viene perfettamente sintetizzato dallo stesso tecnico piacentino nel post-partita con un intervento che suona più o meno così: a) “Quando si era sul 4-2 avremmo potuto fare 5 o 6 gol”.
Da tradursi: abbiamo un attacco che spreca troppo. b) “È possibile accusare 4 tiri in porta, ma quei 4 tiri non possono diventare 4 gol”. Da tradursi così: abbiamo una difesa in difficoltà.
Dunque mancano in rosa attaccanti killer (a parte Marcus Thuram non se ne vedono in rosa. Lautaro Martinez è ormai un caso e fa semplicemente sorridere che venga tenuto in conto per il Pallone d’Oro), serve una difesa più giovane e veloce. Tenendo conto che Palacios è ancora un ufo e Bisseck sta dimostrando qualche debolezza di troppo.
Infine, si arriva alla semplice arma tecnica usata da Motta: conoscendo la lentezza della nostra linea difensiva, gli basta utilizzare due giovani veloci come Conceicao e Yildiz, e il gioco è fatto. Le contromisure di Inzaghi? Non le abbiamo viste, concedendogli comunque la difficoltà di scelta di una rosa falcidiata da infortuni e che non comprende, come vuole il luogo comune, due squadre.
Simone Inzaghi ha parlato anche di un problema di determinazione. È vero, la mole gigantesca di occasioni gol costruita contro la Juventus – la quale, fino ad oggi, aveva incassato un sol gol in campionato – fa capire che l’Inter, se solo avesse la ferocia della stagione scorsa, rivincerebbe senza problemi questo campionato. Ma quella ferocia non c’è.
Inter, dopo la gara contro Thiago Motta Inzaghi deve fare una rivoluzione mentale…
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E la sensazione è che non tornerà. Certo, tra due turni l’Inter potrà anche ritrovarsi prima in classifica, dopo i match di Empoli e col Venezia a San Siro, e considerando che il Napoli finalmente inizia a incontrare avversari di spessore (Milan, Atalanta e Inter, a seguire Roma e Torino comunque impegnative), ma una squadra che a venti minuti dalla fine di una partita passa dal 4 a 2 al 4 a 4 non è – semplicemente – da scudetto. Non qui in Italia, non ora.
Oltre a tutto biogna ricordare, per il futuro, che serve un vice credibile di Cahlanoglu: Asslani è ordinato ma pallido. Zielinski e Barella sono sacrificati nel ruolo. Non vorremo risultare disfattisti, ma se l’Inter non compie a breve una vera rivoluzione mentale, alla fine di questa stagione potrebbe ritrovarsi con zero titoli. E alla fine di un ciclo.