Sarebbe potuto diventare il numero dieci della Juventus. Invece, scherzi del destino, è stato una semplice comparsa nell’Inter “qualitativamente più povera degli ultimi 15 anni“: Xherdan Shaqiri ha vinto tanto in giro per l’Europa. Non in nerazzurro, dove una decina di anni fa ha vissuto un breve passaggio – dal gennaio al giugno 2015 – del quale, nonostante tutto, conserva un discreto ricordo.
Da Basilea a… Basilea
Calcisticamente cresciuto nel Basilea, il centrocampista dal doppio passaporto svizzero e kosovaro si toglie più di una soddisfazione con la maglia del Bayern Monaco: Champions League, Bundesliga, Coppa di Germania. Non è un titolare fisso, ma – per così dire – la prima scelta quando è ora di pescare dalla panchina. Dopo la Beneamata va allo Stoke City, quindi veste la casacca del Liverpool (mettendo in bacheca una Premier League e un’altra coppa dalle grandi orecchie). Poi Olympique Lione, Chicago Fire e il ritorno – nella scorsa stagione – al Basilea, dove vince il suo quarto campionato svizzero.
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Così, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il trentatreenne ritorna al principio del 2015: “L’Inter mi stava seguendo da un po’ di tempo. Mancini mi chiamò e mi convinse in cinque minuti. Mi disse che sarei stato centrale nel progetto, invece non giocai moltissimo. Certo, influirono anche i soliti problemi fisici. Però, a parte tutto, credo che potessero concedermi un po’ di spazio in più“.
Inter, le parole di Xherdan Shaqiri
Nonostante il calciatore ammetta di aver legato con buona parte del gruppo squadra (Kuzmanovic, Nagatomo, Juan Jesus, Dodo), l’Inter di Xherdan Shaqiri viene definita dallo stesso elvetico “una squadra costruita male, senza equilibrio e sinceramente anche senza campioni. Mi aspettavo un contesto un po’ diverso. Non avevamo campioni e non eravamo costruiti per vincere“.
Nell’intervista c’è spazio per qualche aneddoto (“per guarire da un infortunio mi dissero di andare da uno sciamano che faceva miracoli e che aveva curato pure Ronaldo il Fenomeno. Fu un’esperienza disastrosa, non servì a niente“) e per un retroscena di calciomercato: “Potevo essere il dieci della Juventus qualche anno prima. Mi volevano al posto di Diego, che lì faceva il trequartista. Avevo aperto al trasferimento. Ma poi non se ne fece nulla“. Ad ogni modo “è andata bene così: ormai in Italia tifo per i nerazzurri“.
E la nuova Inter targata Chivu? “È una grande squadra, deve sempre puntare a vincere. Ha tenuto tutti i campioni e si è rinforzata, quindi deve arrivare in fondo in tutte le competizioni. Vero, ha cambiato allenatore, ma sono fiducioso. Possono vincere lo scudetto. San Siro è un valore aggiunto: ricordo uno stadio fantastico, che fa impressione quando è pieno“.



