Compie oggi 49 anni l’ex giocatore dell’Inter Juan Sebastian Veron, l’elegante strega che incantato i tifosi nerazzurri
Il 9 marzo 1975 – esattamente 67 anni dopo la Beneamata – nasceva a La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires, uno dei piedi destri più educati che il pubblico di San Siro abbia potuto ammirare nella sua quasi secolare storia. Ha giocato per due stagioni con la maglia dell’Inter Juan Sebastian Veron, elegante strega che ha vestito anche le prestigiose casacche di Manchester United e Chelsea.
Sulle orme del padre, proprio nella natìa “città delle diagonali” (una bella coincidenza per chi disegnerà geometrie sul campo) la brujita cresce nelle fila dell’Estudiantes. Nel 1996 passa al Boca Juniors. Pochi mesi e la Sampdoria per 6 miliardi lo porta in Italia. Classe sopraffina e ottima visione di gioco convincono così l’emergente Parma, dove nel 1998/99 l’argentino vince Coppa Italia e Coppa UEFA. Con il prezzo del cartellino decuplicato, eccolo alla Lazio – in uno dei centrocampi più forti di sempre vince lo scudetto del 2000 – e, per 80 miliardi, ai sopracitati Red Devils.
Inter, Veron: la argentina strega del calcio italiano
Inter, Juan Sebastian Veron: la strega più elegante della storia
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Nonostante la Premier League conquistata nel 2002/03 l’esperienza mancuniana è deludente. Non va meglio nelle fila Blues, voluto da Claudio Ranieri. L’occasione per tornare sui vecchi livelli si chiama Inter: per Veron, elegante strega del pallone, un prestito biennale. Sono gli anni in cui la Beneamata è una colonia argentina: Burdisso, Samuel, Zanetti, Cambiasso, Kily Gonzalez, Solari, Cruz. Punto fermo della mezzeria di Mancini, in nerazzurro disputa 74 partite. Condite da 4 reti. La più importante, manco a dirlo, è quella con cui decide la Supercoppa 2005. Un bel fendente che, trafiggendo il portiere juventino Chimenti, al quinto minuto supplementare ammutolisce il Delle Alpi di Torino.
L’esperienza sotto la Madonnina è impreziosita da altre due coppe nazionali e dal (tanto discusso) quattordicesimo tricolore. Capitano dell’Albiceleste nel mondiale di Corea e Giappone, è protagonista in nazionale dal 1996 al 2010. Trequartista, mezzala, regista: centrocampista poliedrico amava destreggiarsi con il pallone tra i piedi. Vedendo e “forzando” parabole riservate solo agli artisti della pedata. Fantasia al servizio della concretezza. Ancora con l’Estudiantes, sempre con l’iconica fascia sotto al ginocchio, appenderà gli scarpini al chiodo in patria nel 2017.