La Coppa Italia mancava dall’ormai lontano 1982, un trofeo in generale – la Coppa Uefa – dal comunque dimenticato 1998. Complice un infortunio (uno dei pochi in carriera, a dir la verità) patito da Javier Zanetti, il 15 giugno 2005 toccò al primo colombiano della storia dell’Inter, Ivan Ramiro Cordoba, indossare la fascia da capitano contro la Roma. E, grazie alla rete siglata da Sinisa Mihajlovic (che andò ad arrotondare la doppietta di Adriano nella finale d’andata), alzò al cielo la seconda competizione nazionale per importanza.
Anni difficile e vittorie indimenticabili
“L’Inter alza una coppa in una calda serata milanese di inizio estate. Va bene, non sarà la Champions League, tra l’altro neanche le somiglia, ma è comunque un buon viatico per successi futuri. Vincere è una piacevole abitudine, l’importante è cominciare” avrebbe scritto l’indomani la Gazzetta dello Sport. Profetica la rosea, addio al “non vincete mai” e prima tappa del ciclo di successi che si concluderà anni dopo con un’altra coccarda, quella del 2010/11.
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Ma facciamo un passo indietro. Primi giorni del nuovo millennio, gennaio 2000. Il tecnico dell’Inter Marcello Lippi chiede al patron Moratti un difensore centrale: il presidente, grande amante del calcio sudamericano, non se lo fa ripetere due volte e acquista dal San Lorenzo Ivan Cordoba, piccolo colombiano con il turbo negli scarpini e le molle sotto ai tacchetti. Classe 1976, compie oggi 49 primavere.
Inter, storia nerazzurra di Ivan Cordoba
Maglia numero due e cattiveria agonistica da vendere, sopperiva a un physique non propriamente du du rôle con il carattere e sfruttando al massimo le proprie qualità. Nell’estate del 2002 l’amico Ronaldo scappa al Real Madrid e fa il nome del collega con uno stacco di 75 centimetri alla dirigenza dei blancos: “arrivò una proposta, mancava solo la mia decisione, e dissi di no, non sarei andato perché volevo fare la storia nell’Inter” disse Ivan Cordoba ripensando a quella sliding door della propria carriera.
Manco a dirlo, la storia nerazzurra gli darà ragione. Dalla spiccata personalità – nemmeno Ibrahimovic riuscì a mettergli i piedi in testa, dopo una rovinosa sconfitta sul campo dell’Atalanta risponderà a muso duro anche a José Mourinho – all’abbondante dozzina di stagioni in nerazzurro conta 455 presenze – non posto per gettoni in Serie A – e la bellezza, per un centrale difensivo, di 18 reti. 15, invece, i trofei conquistati. Il Cafetero, 73 gettoni con la nazionale colombiana, indossa per l’ultima volta la maglia della Beneamata il 6 maggio 2012, in occasione di un derby vinto per 4-2.