Inter, dietro i trionfi e le leggendarie formazioni, si nascondono storie di resistenza e devozione che vanno oltre il campo da gioco. Una di queste, poco conosciuta ma fondamentale, riguarda il salvataggio dei primi cimeli del club durante il periodo più buio della storia italiana: la Seconda Guerra Mondiale e il regime fascista.
L’Inter e il fascismo
Il primo atto di “pulizia” ideologica colpì l’Inter nel 1928, quando il regime di Mussolini costrinse la società a rinunciare al nome “Internazionale” (considerato troppo estraneo e universale) per adottare quello più autoctono di Società Sportiva Ambrosiana (poi Ambrosiana-Inter). Tuttavia, il pericolo maggiore non era il cambio di nome, ma la possibile confisca o distruzione dei trofei che testimoniavano la storia nerazzurra.
L’Avvocato e “Il Mago” Custodi del Passato
È in questo clima di incertezza che entrò in scena un giovane avvocato, destinato a diventare una figura iconica del club: Giuseppe “Peppino” Prisco. Futuro storico Vice Presidente, Prisco era all’epoca un ardente tifoso, già legato all’ambiente interista.
Insieme a lui, un ruolo cruciale, spesso relegato a un semplice aneddoto, fu svolto da Leopoldo Conticini. Il massaggiatore della squadra. Soprannominato affettuosamente “Il Mago” per la sua capacità di rimettere in sesto i calciatori infortunati.
Per impedire che i trofei dei primi Scudetti cadessero nelle mani delle autorità di regime o andassero perduti durante i bombardamenti, Prisco e Conticini organizzarono un piano per nasconderli. Le leggende variano sul nascondiglio esatto-c’è chi parla di una casa di amici dell’avvocato , chi di una cantina-ma l’ipotesi più popolare e suggestiva racconta che i preziosi oggetti furono avvolti in vecchie coperte e occultati in una cassapanca in una casa di ringhiera di Milano, lontano dagli occhi indiscreti.
Il diritto a ricominciare
Questo gesto non fu un semplice atto di conservazione, ma un piccolo atto di resistenza civile. Significò proteggere l’identità del club nel momento in cui lo Stato tentava di cancellarla. Se i trofei fossero andati distrutti, si sarebbe persa una traccia fisica fondamentale della storia interista pre-bellica.
Grazie alla segretezza e alla devozione di figure come i succitati, l’Inter poté riappropriarsi pienamente della sua storia e del suo nome non appena la guerra terminò. Il 27 ottobre 1945, la società tornò ufficialmente Football Club Internazionale Milano.
Pertanto, oggi, ogni trofeo esposto nelle bacheche nerazzurre porta con sé, non solo la gloria della vittoria, ma anche il ricordo silenzioso e coraggioso di chi, in un’epoca di caos, scelse di nascondere il passato per assicurare che il club avesse un futuro intatto.