Fin dalla sua fondazione nel 1908, avvenuta per volontà di un gruppo di “dissidenti” del Milan, che volevano un club aperto ai calciatori stranieri, l’Inter ha portato nel suo nome, “Internazionale,” una vocazione globale. Questo spirito cosmopolita non è solo un ideale, ma un dato di fatto storicamente verificabile, che ha portato i nerazzurri a stabilire un record unico.
I nerazzurri detengono il primato per aver schierato in campo undici giocatori di nazionalità diversa contemporaneamente. Un risultato che non solo sottolinea l’apertura del club ai talenti di tutto il mondo, ma che riflette anche le profonde trasformazioni del calcio moderno e del mercato globale. La legge Bosman degli anni 90, ha cambiato totalmente gli equilibri su tutti i campi dell’Unione Europea.
Il record fu stabilito in modo forse ancora più eclatante in una partita che fece parlare l’Italia intera: Inter-Udinese, giocata il 23 aprile 2016. In quell’occasione, la Gazzetta dello Sport e Sky Sport riportarono una notizia storica: il fischio d’inizio vide in campo ben 22 titolari stranieri, zero italiani tra le due squadre. Uno dei nostri mali, è proprio questo, perchè avviene anche nei settori giovanili.
Inter-Udinese del 2016
Tuttavia, la formazione iniziale dell’Inter, guidata da Roberto Mancini, era un autentico melting pot, in poche parole: un minestrone, con giocatori provenienti da ogni angolo del globo. Handanovic (Slovenia), Nagatomo (Giappone), Miranda (Brasile), Murillo (Colombia), Juan Jesus (Brasile), Brozovic (Croazia), Felipe Melo (Brasile), Kondogbia (Francia), Biabiany (Francia), Icardi (Argentina) e Jovetic (Montenegro). Tredici nazionalità diverse in totale tra i 22 in campo e ben undici solo per l’Inter. Fu un vero e proprio record cosmopolita nel 2016.
Per la prima volta nella storia della massima serie, una partita iniziò senza neanche un giocatore italiano titolare. Un dato che, all’epoca, alimentò un vivace dibattito sulla crisi del settore giovanile italiano, ma che per quella formazione di Mancini rappresentò un record di internazionalità.
Questo evento, pur singolare, non è un caso isolato nella storia del club, che ha avuto tra i suoi ranghi campioni da ogni continente, dall’ungherese Nyers al montenegrino Jovetic. Quel giorno di aprile, invece, l’Inter incarnò il suo nome in maniera letterale, diventando, almeno per il fischio d’inizio, la squadra più globalizzata del calcio italiano.



