L’Inter ha segnato la miseria di tre reti nelle ultime quattro partite di Champions League. E i nerazzurri tornano da Leverkusen con un preoccupante zero alla voce “tiri in porta”
Ci sono sconfitte e sconfitte. Non tutti i passaggi a vuoto fanno lo stesso male: ci sono schiaffi che ti fanno cambiare marcia – vedi l’ultimo derby – ce ne sono altri che magari non lasciamo nemmeno il segno. Almeno sul momento. Sì, perché l’Inter che torna dalla trasferta di Leverkusen rimanendo saldamente nel gruppone di testa e con un calendario tutto in discesa, dovrebbe quantomeno domandarsi se l’opaca prestazione in terra tedesca sia stata solamente frutto del caso. Zero tiri nello specchio della porta e un solo calcio d’angolo battuto. Non suona bene. Ma dopo un filotto da undici vittorie e due pareggi perdere in casa dei campioni di Germania – oltretutto all’ultimo respiro – ci può anche stare.
Per una volta possiamo pure perdonare lo spirito remissivo con il quale gli uomini di Inzaghi hanno affrontato la sesta gara stagionale di Champions League. “Non è vero che siamo scesi in campo per pareggiare” ha detto il mister, anche se – in particolare nella seconda frazione di gioco – la sensazione è stata proprio quella. Passiamo sopra anche all’evitabilissima rete (sarebbe bastato spazzarla in tribuna, alla vecchia maniera) presa quando il prezioso punto sembrava ormai cosa fatta. Il problema semmai è che in Europa l’Inter nella ultime quattro partite ha racimolato la miseria di tre reti.
Un’Inter dalle polveri bagnate: pochissime reti in Champions League
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A Berna l’abbiamo spuntata in pieno recupero e in maniera abbastanza fortuita. Con l’Arsenal è servito un rigore e contro il Lipsia i nerazzurri si sono accontentati di un’autogoal. E ieri sera Matej Kovar, il portiere delle aspirine, non si è sporcato nemmeno i guantoni. Poco, troppo poco. Su queste pagine abbiamo giustamente applaudito allo spirito d’acciaio dimostrato dall’Inter in questa Champions League. Ma, soprattutto in Europa, non si vive di sola solidità difensiva: serve di più, soprattutto dagli attaccanti.
In tal senso pesano, e non poco, le scelte di Simone Inzaghi. Su tutte quella di rinunciare alla ThuLa per farla rendere al meglio in campionato. Markus Thuram lo sta facendo bene, il capitano molto meno. Ma non disperiamo (almeno per ora): il capitano ha sempre vissuto di alti e bassi. Momenti in cui la porta sembra stregata e altri in cui basta sfiorare il pallone per centrare il bersaglio grosso. Se in primavera avremo il miglior Lautaro, il discorso – anche a livello realizzativo di squadra – potrebbe cambiare. Altrimenti con questi presupposti, in Champions League, si rischia di fare davvero poca strada…