Il rigore di Calhanoglu decide Inter-Arsenal. Una vittoria pragmatica, voluta e sudata, che potrebbe davvero cambiare la stagione dei nerazzurri
C’è stato un periodo – poi non così lontano – nel quale il calcio italiano si divideva nettamente tra giochisti e risultatisti. Allenatori che inseguivano un obiettivo finale attraverso l’atteggiamento (a volte fin troppo) propositivo, altri che badavano al sodo. Poi c’è la trasformazione di Simone Inzaghi. Arrivato sulla panchina dell’Inter come punta di diamante della prima categoria di addetti ai lavori, si è trasformato nel corso del tempo – più precisamente durante la travagliata stagione 2022/23 – in un camaleontico interprete di entrambe le fazioni. A proposito di calcio all’italiana: vi ricordate la vittoria di misura a San Siro contro il Barcellona? O il pareggio a reti bianche di Oporto? E ancora la successiva – e sofferta – affermazione in casa del Benfica?
Ripensando a quelle partite europee possiamo quasi toccare con mano il salto di qualità del mister e della sua squadra. Che andrà a giocarsi una finale di Champions alla pari contro i mostri del Manchester City e nell’arco dei dodici mesi successivi cannibalizzerà l’intero campionato di Serie A. Eccoci quindi a Inter-Arsenal di ieri sera, quella che – dopo un avvio di stagione un po’ “farfallino” – potrebbe davvero segnare il punto di svolta dell’anno calcistico.
Inter-Arsenal: ovvero soffrire senza rischiare
Inter-Arsenal, un’italianissima vittoria europea
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Che l’Inter sappia giocare – e che lo faccia pure molto bene – è noto ormai a tutti. Nel principio di questo 2024/25 la sensazione è sempre stata quella di un undici bravissimo ad attaccare da squadra. Ma molto meno nel difendere: spesso scoordinati, da singole unità. Ieri sera abbiamo (ri)visto un qualcosa di diverso. A lunghi tratti, con gli inglesi che avevano più gamba dei nerazzurri, capitan Lautaro e soci si sono dimostrati un unico blocco anche nella fase di non possesso palla. Interpretando al meglio il calcio all’italiana. Quello che – va detto – da Herrera a Mourinho, senza dimenticare la Coppa Uefa di Simoni, ha contraddistinto le migliori Inter europee.
L’aver ritrovato quello spirito di sacrificio è probabilmente la migliore notizia delle ultime settimane. Lo avevamo puntualizzato nella delusione del dopo Inter-Juventus: quel che mancava a questa squadra era proprio il saper giocare – in caso di bisogno, ovviamente – all’italiana. L’Arsenal vice-campione d’Inghilterra è tornata a Londra con una bella collezione di calcio d’angolo e una ventina di tiri in porta dalla distanza. Ma – anche grazie alle maiuscole prestazioni di Pavard, De Vrij, Bisseck e Darmian – senza mai impensierire Sommer.
Sofferenza senza rischiare, comandare l’avversario anche quando non si riesce a far la partita: con questo atteggiamento si può arrivare davvero lontano. Tanto in Italia, quanto in Europa.