Il 6 maggio 1998 l’Inter alzava il primo trofeo della gestione di Massimo Moratti: dopo un percorso inadatto ai deboli di cuore i nerazzurri, guidati dal Fenomeno Ronaldo, conquistano la Coppa UEFA
Complicarsi la vita nelle faccende più facili, rendere semplici le prove difficili. Questione di intrinseca pazzia, faccenda schiettamente interista. Ventisei anni fa l’Inter guidata dall’indimenticato Luigi Simoni e trascinata dal Fenomeno Ronaldo vinceva la terza – e ultima – Coppa UEFA della sua storia. Nell’anno del tristemente famoso contatto tra il brasiliano e il difensore juventino Iuliano i nerazzurri, derubati in patria, si rifanno con gli interessi in campo europeo. La seconda competizione continentale per importanza si presentava ancora con la vecchia formula. Solo scontri diretti – con gare di andata e ritorno – dai trentaduesimi fino alla finale. Che per l’occasione si sarebbe giocata al Parco dei Principi di Parigi.
Tutto facile nel primo turno, quando i ragazzi capitanati da Giuseppe Bergomi liquidano senza tanti problemi il Neuchâtel Xamax. Un doppio 2-0 maturato grazie a un ispirato Zé Elias (a San Siro assist per Ronaldo e rete da fuori) e, in Svizzera, alla stupenda rovesciata di Francesco Moriero – segnerà anche Maurizio Ganz.
6 maggio 1998: l’Inter vince la Coppa UEFA
Inter, 6 maggio 1998: la Coppa UEFA del Fenomeno
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Tutto cambia – a parte il risultato ovviamente – dai sedicesimi in avanti. Sì, perché sebbene l’Olympique Lione sia un avversario ampiamente alla portata, l’Inter riesce a complicarsi la vita. Come? Perdendo in casa per 2-1. Al ritorno ci penserà ancora Moriero (doppietta) e un insolito Benoit Cauet a portare la Beneamata al turno successivo. Ma gli ottavi parlano sempre francese. Questa volta si gioca prima a Strasburgo, dove i locali si impongono all’inglese. Altro giro, altra impresa: Ronaldo sbaglia subito un rigore, facendosi però perdonare su punizione. A inizio ripresa sarà poi Javier Zanetti a “pareggiare” i conti, con Diego Simeone caparbio a segnare il punto del 3-0.
Le emozioni continuano ai quarti. Di fronte quello Schalke 04 che pochi mesi prima aveva alzato la Coppa UEFA proprio dopo aver battuto l’Inter ai calci di rigore. Al goal di Ronaldo (l’andata finisce 1-0) risponde – in pieno recupero – una superba conclusione dell’ex Genoa Michael Goossens. In Germania si va ai supplementari: Taribo West incorna e allontana definitivamente lo spettro degli undici metri. Eccoci alle semifinali. Lo Spartak Mosca non è il massimo tecnicamente ma sa come dar filo da torcere ai nerazzurri. L’Inter, soffrendo, si impone in entrambe le sfide per 2-1. A San Siro Zé Elias la sblocca solo al minuto ’89. E sul pessimo terreno dei russi – un vero e proprio campo di patate – sarà il suo connazionale con il numero dieci sulle spalle a danzare sul ghiaccio.
Senza sosta, senza fiato. Arriva il 6 maggio 1998, la sera della finale. La gara – sulla carta – più spinosa di tutto il percorso. Un derby continentale. La Lazio, infarcita di ottimi giocatori, sogna davvero in grande. Ma cos’è l’interismo se non il rendere semplice quanto di più arduo ci possa essere? E allora non c’è partita: Zamorano apparecchia la tavola, Zanetti mette in ghiaccio lo spumante. E Ronaldo (come sempre) la ciliegina sulla torta. L’Inter di Gigi Simoni con l’ormai iconica veste orizzontale stava entrando nella storia…