Forse influenzati dall’orario più addetto a Morfeo – ovviamente non l’ex fantasista nerazzurro, ma il mitologico dio dei sogni – che a una partita di calcio, ci aspettavamo un epilogo ben diverso dalla prima di Cristian Chivu sulla panchina della Beneamata. Nel risultato, ovviamente. Ma, in misura minore, anche nella prestazione. Così in attesa di aiuti dal calciomercato, l’Inter dovrà continuare a lavorare, sulla testa e sulle gambe: tra nuove vie tattiche e rinforzi mirati qualche spunto dall’esordio del Biscione al Mondiale per Club.
Veleni e bacchette magiche
Partiamo da due ovvietà. Il veleno instillato dalle delusioni di maggio nell’anima della squadra non può essere cancellato con un colpo di spugna. E il tecnico romeno non possiede nessuna bacchetta magica. Ma da navigato uomo (di campo e) di calcio sa che l’antidoto migliore si chiama lavoro. Magari accompagnato da qualche idea nuova che possa ridare freschezza prima al cervello e poi ai muscoli di Lautaro e soci.
Ben venga quindi la marcatura a zona sulle palle inattive. Tolti Acerbi, de Vrij e (in parte) Pavard in squadra non ci sono altri mastini da uomo contro uomo, né tra i braccetti né nella batteria dei centrocampisti. Accogliamo con piacere anche le varianti al 3-5-2, trequartista all’antica o doppia sottopunta che sia.
Attenzione però al diverso atteggiamento in fase di non possesso palla: la struttura di questa squadra può permetterselo solo a determinate condizioni. Ovvero contro compagini nettamente inferiori e senza contropiedisti di professione.
Calciomercato Inter: un difensore e due attaccanti
Servirà tempo – il Mondiale per Club sarà un ottimo laboratorio in vista del campionato. Ma soprattutto almeno tre interpreti in più. Ovvero un difensore che abbia gamba per alzare la linea e fare velocemente quello che in gergo viene chiamato elastico. E due attaccanti diversi tra loro: un centravanti (non è un caso che il mister abbia parlato di “scarsa fame sottoporta”) e una seconda punta – per usare termini intramontabili. Certo un fantasista in più nel motore darebbe pure maggior credibilità alle alternative tattiche al 3-5-2.
Cristian Chivu ha esordito con un pareggio. Come Roberto Mancini, fermato nell’ormai lontano agosto 2004 sul campo del Basilea nel turno preliminare di Champions League sul risultato di 1-1. O come un certo Josè Mourinho che quattro anni più tardi alla prima in nerazzurro impattò sul 2-2 in casa contro la Roma – era Supercoppa, vinta dai nerazzurri ai rigori.
Se la memoria non ci inganna i due illustri predecessori sulla panchina della Beneamata qualcosa l’hanno vinto. Così, dopo aver tanto parlato nei mesi scorsi dell’ennesimo scudetto buttato tra asterischi, sconfitte a Bologna e sgambetti della Lazio, ecco un beneaugurante precedente storico. Diamo a Cristian Chivu il tempo di lavorare – soprattutto con i dovuti rinforzi che tutti stiamo aspettando.