Il tempo passa ma alcuni splendidi ricordi restano impressi nella memoria di ogni persona che ha avuto la fortuna di poterli vivere. Il 9 luglio 2006 infatti, a Berlino, la Nazionale Italiana, guidata da Marcello Lippi, conquistava, contro ogni pronostico, la coppa del mondo, in finale, contro la Francia di Zinédine Zidane, uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Quel traguardo, che permise a milioni di tricolori di tornare a sventolare fieri lungo tutto lo stivale, fu raggiunto grazie ad un’icona di interismo. Ovvero, Marco Materazzi.
E’ grazie a lui, infatti, che la nazionale, nella finalissima giocata a Berlino, riuscì a strappare la vittoria ai “cugini” d’oltralpe. Nonostante infatti il numero 23, avesse procurato il rigore con cui Zidane illuse i francesi, al diciannovesimo Matrix segnò di testa il gol del momentaneo 1-1 svettando di testa su un angolo battuto da Andrea Pirlo.
Marco Materazzi, l’eroe di Berlino
Il momento decisivo, però, sarebbe arrivato al 110 minuto. Dopo uno scambio di vedute tra Materazzi e Zidane, quest’ultimo colpì con una testata al petto il nostro difensore. L’arbitro Elizondo, informato dal quarto uomo, non potè che sventorare in faccia al francese il cartellino rosso. Facendo così terminare in anticipo l’ultima partita della carriera della leggenda del Real Madrid.
Alla lotteria dei rigori poi Marco Materazzi realizzò dal dischetto il penalty. Permettendo così a Fabio Grosso (che di li a poco sarebbe diventato anche lui giocatore nerazzurro), di realizzare dagli undici metri il rigore che portò l’Italia ad essere Campione del Mondo.
La vittoria iridata del 2006, ottenuta in pieno scandalo Calciopoli e grazie a una bandiera dell’Inter, fu vista da molti tifosi nerazzurri come una sorta di ‘giustizia divina’, che si abbatté sui rivali bianconeri e rossoneri, ‘costretti’ ad esultare per le gesta dell’odiato Materazzi. Questo trionfo rappresentò un piccolo risarcimento morale per le ingiustizie subite, nei decenni precedenti, dai tifosi della Beneamata. Ma soprattutto fu l’inizio di un cammino che, anni a seguire, vide l’Inter diventare squadra dominatrice in Italia e in Europa



