Ancora tu? ma non dovevamo vederci più? Ci perdoneranno due mostri sacri della canzone italiana come Mogol e Battisti se abbiniamo la loro poesia al decisamente più gretto mondo del calcio. E più precisamente a Napoli-Inter, portata principale dell’ottavo turno di Serie A. Eppure, a sentire gran parte dell’opinione pubblica pallonara nel corso della scorsa estate, le due compagini avrebbero dovuto fare due corse separate. Secondo lor signori quel punto – pesantissimo, va detto – di distanza del 2024/25 tra partenopei e meneghini aveva portato alla luce la netta differenza tecnica tra campioni d’Italia e vice campioni d’Europa. I primi, forti anche di una corposa campagna acquisti, predestinati al bis tricolore. I secondi – bolliti, impotenti nel calciomercato e con almeno tre/quattro squadre davanti – già rassegnati alla corsa per un piazzamento in Europa.
Le parole del campo
Parole, parole, parole (alla lista delle scuse aggiungiamo anche Mina). Appunto il calcio parlato di agosto – che si prolunga nella sua ancora calda appendice settembrina – è una cosa, il vivo della stagione altra faccenda. Ed eccole ancora lì Napoli e Inter, appaiate insieme alla Roma a un soffio di distanza dal Milan capolista. Un punto che di questi tempi è decisamente più leggero rispetto a un suo eviqualente nella seconda metà maggio.
Iniziamo a sfoltire la rosa, facendo parlare il campo da gioco. La suddetta compagine capitolina gioca un buon calcio ma – rispetto alla concorrenza – ha qualche lacuna strutturale. La più evidente è il problema del centravanti mancante. Di finti nove alla Totti non ne costruiscono più e un altro punto interrogativo è l’altalenanza di risultati che Gian Piero Gasperini sembra essersi portato dietro dalla sua esperienza atalantina. Dove non è mai andato oltre a una lotta per le medaglia di bronzo.
Passiamo ai cugini. È vero in questo weekend potrebbero allungare sulle inseguitrici (la sfida casalinga con il Pisa fanalino di coda non ammette risultati diversi dalla vittoria). Ma calendario alla mano il Milan è atteso da un mese che saprà dirci molto di più a riguardo: a Bergamo contro l’Atalanta, poi la Roma, nella sempre scivolosa trasferta di Parma e dopo il derby a San Siro riceverà la visita della Lazio. Sospendiamo il giudizio a data da destinarsi (fine novembre) ma siamo di quelli che non vedono analogie – se non nella mancanza di coppe europee – con il Napoli della scorsa stagione: Allegri non è Conte, il calciomercato rossonero ha avuto tutto tranne che una linea precisa ed escluso qualche picco il valore tecnico della rosa non ci sembra all’altezza.
Napoli-Inter, l’Europa non inganni
Ci sarebbe anche la Juventus, ma la Vecchia Signora è ancora un cantiere aperto. Ecco che Napoli-Inter del Maradona si prospetta – per davvero – come il primo incrocio scudetto di questo 2025/26. I nerazzurri viaggiano sulle ali dell’entusiamo, gli azzurri escono dalla terza giornata di Champions League, che succede al tonfo nella Torino granata, con le ossa rotte.
Se da una parte le lamentele di Antonio da Lecce sono (da sempre) tra l’insopportabile e il tragicomico, non bisogna mai fidarsi di una sua creatura ferita. L’ha dimostrato ampiamente circa tredici mesi fa, quando dopo la disfatta di Verona (all’esordio 3-0 per l’Hellas) Di Lorenzo e soci inanellarono otto vittorie nelle successive nove partite. Certo un’altro capitombolo, oltrettutto contro una direttissima rivale come l’Inter, potrebbe mettere in seria discussione ogni certezza dei campioni d’Italia – che scontano anche qualche crepa nello spogliatoio, leggere alla voce Lang. Ma la partita – per così dire – ci sarà. E sarà apertissima.
D’altro canto l’Inter non dovrà commettere errori di superbia – fatali in passato – o nutrire desideri di vendetta (per l’epilogo della scorsa stagione): nel calcio conta solo il presente. Ovvero, i tre punti da conquistare al San Paolo. Che, a ben vedere, diventerebbero anche più di tre “soli” punti…



