Cristian Chivu con la maschera di Simone Inzaghi. Proprio vicino al Demone di Piacenza camuffato da Antonio Conte. Quindi il tecnico leccese nelle vesti di José Mourinho. Finendo con lo Special One ‘travestito’ da Helenio Herrera. Sì, il post del giornalista (e noto tifoso dell’Inter) Fabrizio Biasin ci ha fatto sorridere. Un’uscita criptica se vogliamo, liberamente interpretabile – accompagnata solamente dall’azzeccatissima frase “Praticamente una Matrioska”. Ma se da una parte possiamo constatare una certa mancanza di fantasia da parte di un famoso giornale sportivo – quantomeno nella grafica – dall’altra qualche considerazione sul processo di cambiamento in essere nel mondo nerazzurro è arrivata di conseguenza.
Quattro grandi allenatori
Innanzitutto speriamo che l’accostamento tra tre grandi allenatori e l’emergente tecnico romeno sia di buon auspicio. Tanto per la Beneamata quanto per l’ex terzino con il caschetto. Eppure al di là dell’indiscutibile status, che cosa accomuna il Mago, Mou, l’attuale guida partenopea e il vice campione d’Europa?
Tutti e quattro hanno avuto bisogno di tempo. Per costruire una squadra a loro immagine e somiglianza, ma anche – o meglio, soprattutto – per vincere. L’argentino arrivò a Milano nell’estate del 1960 per vincere il primo scudetto solamente al terzo tentativo. Il portoghese fu scelto da Massimo Moratti proprio per la sua dimensione continentale: nel passaggio storico immediamente dopo Calciopoli in patria l’Inter – come si suol dire – faceva uno sport a parte. Conquistà subito lo scudetto, è vero. Naufragando però in Coppa Italia e facendo il solletico negli ottavi di Champions League al Manchester United.
L’Inter, il post di Biasin e il lavoro di Cristian Chivu
Eccoci ad Antonio Conte. Fece le prove generali nel 2019/20, perse una finale di Europa League e rimediò un paio di figuracce nella sorella dalle grandi orecchie. Lo scudetto arrivò nella sua seconda stagione. Sulla carta, invece, al primo Simone Inzaghi venne chiesto di piazzarsi tra le prime quattro. Complici addii importanti (Hakimi, Lukaku) la sua Inter sembrava ridimensionata. Eppure la concorrenza – va detto – si rivelò per quello che era: l’emiliano lavorò duramente per plasmare un qualcosa di nuovo. Ma non abbastanza per mettersi subito alle spalle tutte e 19 le squadre del campionato italiano. Il resto è storia recente.
Altri illustri predecessori dell’ex allenatore del Parma – chi per ego, chi per fretta – riuscirono solamente a distruggere, senza ricostruire nulla. Cristian Chivu dal canto suo ha dimostrato di essere (molto più) saggio dei vari Benitez o Gasperini di turno. Anche perché non è più il tempo delle presidenze mangia-allenatori: se sarà anche bravo gli verrà concesso tutto il tempo per poter raccogliere i frutti.