Inter. Questo calcio è fatto di storie di trionfo e di sconfitte, di ascese fulminee e cadute dolorose. Ma ci sono storie che vanno oltre il campo, che parlano di coraggio, di scelte difficili e di un’altra vittoria: quella della vita. La storia di Felice Natalino, ex talento dell’Inter, è una di queste. Un ragazzo che a soli 21 anni, l’età di Pio Esposito, ha dovuto rinunciare al suo sogno, al mondo che lo aveva visto brillare, per un problema cardiaco.
Nato nel 1992, Natalino era considerato uno dei difensori più promettenti della sua generazione. Cresciuto nelle giovanili meneghine, ha bruciato le tappe, esordendo in Serie A e in Champions League giovanissimo, sotto la guida di Rafa Benítez. La sua ascesa sembrava inarrestabile: fisico imponente, grandi doti tecniche e una maturità sorprendente per la sua età. I tifosi nerazzurri lo vedevano già come il futuro della difesa.
Natalino, un destino crudele
Poi, nel 2013, il destino ha presentato il suo conto. Durante un allenamento, avverte un malore. La diagnosi è impietosa: cardiomiopatia aritmogena, la stessa patologia che ha stroncato la vita del povero Piermario Morosini, suo coetaneo. La paura si trasforma in lucidità e, dopo una lunga riflessione, arriva la decisione più difficile ma anche la più saggia: lasciare il calcio professionistico.
La notizia ha scosso l’ambiente calcistico e tutti hanno espresso solidarietà al giovane Felice. L’Inter, in particolare, non lo ha mai abbandonato, e questa cosa le fa onore. Dopo il ritiro, la società nerazzurra, infatti, gli ha offerto una borsa di studio per un corso di marketing sportivo e, successivamente, lo ha inserito nel settore giovanile come osservatore. Un gesto di grande umanità che ha permesso a Natalino di rimanere nel suo mondo, seppur con un ruolo diverso. Quante società, sopratutto tra i dilettanti, abbandonano i propri tesserati quando accade loro un grave infortunio o diventano vecchi? Ecco perchè trattasi di un gesto poco comune al giorno d’oggi.
Una storia che insegna
La sua è una storia che insegna come, a volte, la vita ti ponga di fronte a bivi inaspettati. Perciò, il coraggio di Felice Natalino non è stato quello di un campione che segna un gol all’ultimo minuto, ma quello di un uomo che ha saputo ascoltare il proprio corpo, mettere al primo posto la salute e reinventarsi, trovando un nuovo senso nel suo percorso di nuova vita, grazie anche alla sensibilità ed empatia dei massimi dirigenti di Viale della Liberazione.