È la regola numero uno del manuale del calcio. Per lo meno di quello italiano. Vince lo scudetto chi subisce meno reti. No, non ci siamo immedesimati nel pur sempre simpatico José Altafini in una telecronaca della massima competizione nazionale agli inizi del nuovo millennio. Semplicemente basta incrociare i nomi di chi annualmente si cuce quel triangolino sul petto con i dati difensivi di tutte le squadre. E – ahinoi – la retroguardia dell’Inter fa acqua da tutte le parti.
Un problema ormai sistemico
Non da sabato pomeriggio. E nemmeno dalla gara interna giocata due settimane fa contro l’Udinese. Neppure dalle cinque pere rifilate alla Beneamata dal Paris Saint-Germain. Il problema si pone da quasi un anno solare. Se vogliamo dalla sanguinosa rimonta subita nella finale di Supercoppa italiana. Quando, nel finale di gara, i cugini del Milan sembravano fare con la retroguardia nerazzurra come il grissino con il tonno di una noto consiglio commerciale.
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Evitiamo di farci del male da soli andando a rivangare i numerosi episodi della passata stagione. Basterebbe la burrosità di Yann Bisseck al cospetto degli avanti friulani alla seconda di campionato. O lo spaesamento di Manuel Akanji nel guardare il suo uomo in area siglare indisturbato il vantaggio juventino. Braccetto svizzero poi in concorso di colpa con Alessandro Bastoni nel momentaneo pareggio di Khephren Thuram.
Inter, fase difensiva in modalità scolapasta
Nel mirino, ovviamente, non ci sono solamente i difensori. Perché Kenan Yildiz e Vasiljie Adzic avranno anche trovato i due missili “della domenica”. Ma il turco si è girato sulla trequarti come se nulla fosse. E il giovanissimo montenegrino ha avuto tutto il tempo di prendere la mira ed esplodere il punto del 4-3. Dov’erano i centrocampisti?
Ma soprattutto dov’è finito lo Yann Sommer della prima stagione? Un portiere in una squadra che punta al titolo deve saper portare un certo numero di punti alla causa. Senza giri di parole: l’elvetico negli ultimi mesi di colpi ne sta perdendo parecchi. Degno – si fa per dire – numero uno di un reparto settato in modalità scolapasta. Josep Martinez? Speriamo di sbagliarci, ma se né Simone Inzaghi né Cristian Chivu l’hanno ancora lanciato definitivamente un motivo dev’esserci.
Un vecchio saggio diceva che gli attaccanti vincono le partite e i difensori i campionati. Se questi sono i presupposti allora l’Inter si dovrà accontentare di qualche goleada contro il Torino di turno. Addio sogni di gloria? Eppure siamo solo alla terza giornata. Per Cristian Chivu, grandissimo ex del mestiere arretrato, c’è davvero tanto lavoro da fare: ogni casa si costruisce dalle fondamenta.
 
									 
					


