Quando ancora si destreggiava all’interno dei campi di gioco, l’allenatore della Beneamata Cristian Chivu era un difensore dal mancino educato. Talento precoce, centrale o terzino, centrale e terzino. All’occorrenza – leggere alla voce semifinale di Champions League in quel di Barcellona – ha fatto pure l’esterno alto di centrocampo. Particolari che ritornano nel percorso di Alessandro Bastoni. Proprio Jerry, con un bel colpo di testa, ieri sera ha sbloccato Inter-Torino. Il primo dei cinque sorrisi di giornata.
La ThuLa e i gol di scorta
Segni del destino? Chissà. Di sicuro un filo rosso, ehm nerazzurro: d’altronde in un 3-5-2 il dittatore democratico avrebbe occupato il ruolo di braccetto sinistro. Intanto si porta a casa tre punti contro un Torino troppo brutto e arrendevole per essere vero.
Sì, perché sarà pur vero che l’Inter oltre a trovarsi a memoria ha (ri)trovato – almeno per le indicazioni dell’esordio in campionato – quella cattiveria agonistica che, come si dice in gergo, ti fa primeggiare sulle seconde palle. Ma i granata ieri sera hanno fatto di tutto per mettersi in difficoltà.
A caval donato però non si può guardare in bocca. E allora ben venga il ritrovato sorriso (doppio) di Markus Thuram, la caparbietà di Lautaro Martinez e il timbro – di scorta – di Ange-Yoan Bonny.
Inter-Torino, solo note positive. O quasi…
Ancora con le note positive: zero rischi e porta di Yann Sommer rimasta sigillata. Un Francesco Acerbi che a risultato in ghiaccio ancora urlava a destra e a manca per un paio di leggerezze di troppo.
Ottimo poi l’impatto di Petar Sucic con il sempre esigente pubblico di San Siro, buona l’intesa con Nicolò Barella – provati nel finale in coppia nel 3-4-2-1 disegnato dal tecnico rumeno.
Bravi tutti, come si suol dire. A proposito nelle ultime battute pure Andy Diouf ha assaggiano minuti di pallone italiano. Ecco se proprio dobbiamo trovare un ago nel pagliaio possiamo dire che l’ex Lens può solo che migliorare. Ma per il momento va tutto bene così…
 
									 
					


