“È una gioia infinita, che dura una vita”. Correva l’anno 2003 quando Pazza Inter si fece amare fin da subito da tutto il popolo nerazzurro: una canzone che ne raccontava l’essenza, introdotta nei primissimi secondi dalla telecronaca di una rete siglata da Javier Zanetti. A proposito del vicepresidente della Beneamata: proprio oggi il fu El Tractor spegne cinquantadue candeline.
Prima dell’Inter: Javier Zanetti tra Independiente, Talleres e Banfield
Nato il 10 agosto 1972 a Buenos Aires ma cresciuto nella povera provincia argentina, nel 1982 l’Independiente offre a questo gracile bambino l’opportunità di aggregarsi al proprio settore giovanile. Successivamente scartato dai Diavoli Rossi proprio per motivi fisici, affiancherà – ancora minorenne – il padre, svolgendo la mansione di aiuto muratore. La futura bandiera dell’Inter Javier Zanetti durerà però poco lontano dai campi da gioco: suggerito proprio dai genitori, si fece tesserare nelle giovanili del Talleres.
Tra il 1993 e il 1995 eccolo al Banfield, realtà con la quale esordisce in Primera Division, il massimo campionato locale. Massimo Moratti – che cercava conferme su Ortega – se ne innamorò guardando una videocassetta della nazionale olimpica argentina. Sconosciuto in Europa. Eppure per un certo Maradona “il miglior acquisto” di quella sessione di calciomercato. E bastò poco, un semplice possesso palla nel primo allenamento, per far capire ai compagni di che pasta era fatto.
LEGGI ANCHE Inter, mai senza Maicon: il colosso della fascia destra
“Dribbla come Pelè”
Appunto, “dribbla come Pelè” cantava San Siro quando il capitano dell’Inter Javier Zanetti – la fascia al braccio arrivò ufficialmente sotto la gestione Cuper all’inizio del nuovo millennio – si prendeva gioco degli avversari trascinandoli in lungo e in largo per il campo.
Nerazzurro per quasi vent’anni, giocò la sua ultima gara con la maglia del Biscione il 18 maggio 2014 – sconfitta per 2-1 nella trasferta di Verona, sponda Chievo. Testimone dei grandi trionfi – i cinque scudetti consecutivi, il Triplete, il Mondiale per Club – e delle più cocenti sconfitte (su tutte il 5 maggio) ha onorato per 858 volte la causa nerazzurra. Praticamente sempre titolare – più di ottocento gettoni dall’inizio – completa il suo ritratto un atteggiamento da campione propriamente detto. Le due sole espulsioni beccate in carriera sono lì a dimostrarlo.
«L’avversario più difficile che abbia mai incontrato. M’impressionò per le sue qualità: rapido, potente, intelligente, esperto. L’avversario più duro in assoluto» dirà nel 2012 Ryan Giggs, storica ala sinistra del Manchester United. Un altro da mille e più partite segnate nel curriculum. Inizialmente formatosi come attaccante esterno, Pupi si consacrerà nel ruolo di terzino destro, disimpegnandosi egregiamente anche sulla fascia opposta e nel ruolo di mezzala.