250.000 follower su X, una manciata in meno – dove va comunque fortissimo – nel maggiormente imberbe Instagram. Dalla leggerezza dei social ai classici mezzi di comunicazione: ormai storico volto televisivo per i meno giovani, acuta e ragionata firma della carta stampata per i più acculturati. Possiamo dirlo, il grande tifoso dell’Inter Fabrizio Biasin è oggi il volto nerazzurro del giornalismo sportivo italiano. E noi, nel nostro piccolo, abbiamo avuto il piacere di scambiarci quattro chiacchiere. Sul recente passato del Biscione e sulla Beneamata che verrà.
Partiamo facendo un passo indietro. A un certo punto della scorsa stagione ci siamo addormentati con il sogno del Triplete per poi svegliarci bruscamente con in tasca uno zero tituli qualunque. Come e quando si sono inceppati i meccanismi – a tratti perfetti – di Simone Inzaghi?
Rientra tutto nella natura delle sport, che ti può mettere di fronte anche a finali amari. Credo che l’Inter abbia fatto il suo dovere, arrivando in fondo a tutte le competizioni. Certo, qualcosa è mancato, non è stata capace di raccogliere quanto seminato. Sicuramente per noi tifosi è un periodo duro, ma non bisogna fare l’errore di dimenticare il percorso di questo gruppo. Poi ovviamente si pesa tutto in base alle vittorie – e in un certo senso è anche giusto così – ma la squadra, al contrario di come vorrebbe certa vulgata, ha lavorato bene. Senza dimenticare che comunque c’è sempre un avversario davanti.
Realisticamente parlando sappiamo che per toccare con mano l’impronta di un (nuovo) allenatore servono almeno tre mesi di lavoro con il gruppo squadra. Ad ogni modo come ti è sembrato l’impatto di mister Cristian Chivu?
Concordo, ad oggi qualunque considerazione tecnica su Chivu lascia il tempo che trova. Le quattro gare del Mondiale per Club non fanno testo. Possiamo però già giudicare parzialmente l’aspetto comunicativo del tecnico rumeno. Un allenatore che sicuramente pecca di inesperienza a certi livelli: sembra però avere idee chiarissime. Ha le basi per affrontare questa sfida ma rimane comunque una scommessa. Fondamentale in tal senso il ruolo della società che dovrà aiutarlo sotto tutti i punti di vista, fin da subito attraverso il calciomercato e poi eventualmente anche con una certa protezione mediatica. Il mister era un giocatore carismatico: la mia impressione è che – particolare non così scontato – si porterà dietro questa caratteristica così indispensabile anche in panchina.
L’Inter, Chivu e il calciomercato: le parole di Fabrizio Biasin
Tre acquisti di prospettiva (Sucic, Luis Henrique, Bonny), un rientro importante (Pio Esposito) e, al momento, nessuna cessione di peso. Come consideri finora il calciomercato interista?
Io metterei dentro anche il riscatto di Zalewski. Ad ogni modo siamo in una fase interlocutoria: cinque novità che certificano il lavoro del club per svecchiare la rosa e dare una ventata di aria fresca all’ambiente. Il passo successivo sarà quello di liberare altri spazi attraverso la cessione degli esuberi per poter nuovamente operare in entrata. Per completare l’opera serve un altro attaccante tecnicamente valido o comunque un trequartista in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica. E poi un ulteriore innesto dietro, un difensore centrale, possibilmente giovane.
In una recente uscita Christian Vieri ha definito la rosa dell’Inter come la migliore di quelle italiane. Sei d’accordo con Bobo? Che cosa manca ancora a questa squadra?
Al netto dei due profili mancanti di cui abbiamo già parlato, se non esce nessun titolarissimo (Calhanoglu, Dumfries, Thuram) l’Inter si può considerare una squadra completa. Personalmente continuo ad essere convinto che la rosa sia super-competitiva. Bisognerà però levarsi di dosso le inevitabili scorie della passata stagione: un conto è essere forti, un conto è avere unità d’intenti. Abituati a un recente passato in cui, nonostante una serie di mercati a impatto zero, i nerazzurri erano gli unici in Italia obbligati a vincere, sarà interessante capire se finalmente l’opinione pubblica metterà di fronte alle proprie responsabilità anche tutte le altre squadre in grado di investire certe cifre. Chi spende 100/150 milioni in una singola sessione di calciomercato non può nascondersi.



