Numero uno e capitano, leader caratteriale e impressionante para-rigori. Il 14 luglio 1984 nasceva a Lubiana, capitale della Slovenia, l’ex portiere dell’Inter Samir Handanovic. Cresciuto in patria, ad appena vent’anni lo porta in Italia l’Udinese.
L’eredità di Julio Cesar
A lanciarlo ufficialmente nel pallone di casa nostra è però il Rimini. Campionato cadetto, stagione 2006/07: Handa esordisce tra le fila dei romagnoli contro la Juventus, giocando – decisamente bene – l’intero campionato nella migliore stagione di tutta la storia biancorossa. L’Udinese lo riporta alla base: la prima del ritorno in Friuli è ancora contro la Vecchia Signora. Difenderà la porta dell’iconica provinciale per un lustro intero, arrivando – nel campionato 2010/11 – a non subire gol per oltre 700 minuti e a neutralizzare ben 6 calci di rigore nel corso di una sola stagione.
Il grande salto arriva nel luglio 2012. Un’Inter in pieno ricambio generazionale decide di affidare la pesantissima eredità di Julio Cesar proprio a Samir Handanovic. Sono anni a dir poco difficili per i nerazzurri che tra cambi di proprietà, decisioni sbagliate nella scelta dei tecnici e bidoni su bidoni in sede di calciomercato vedono nel gigante sloveno uno dei pochi punti fermi – forse l’unico – nel decennio che divide l’età del Triplete da quella del ritorno al tricolore.
Il numero uno dell’Inter: Samir Handanovic
Nelle sue undici stagioni a guardia della porta interista il miglior portiere della Serie A 2018/19 è riuscito a mettere in fila più di un primato personale. L’estremo difensore con il maggior numero di presenze nerazzurre nella massima competizione nazionale detiene il record assoluto di rigori neutralizzati (26). Per ben due annate è arrivato a raggiungere il suo predecessore brasiliano con 17 clean sheet stagionali. Come straniero, per gettoni collezionato è secondo solamente all’irraggiungibile Javier Zanetti.
A livello di trofei la personale bacheca conta uno scudetto, due Coppe Italia e altrettante Supercoppe. Protagonista indiscusso anche della sfortunata cavalcata in Europa League nel primo anno di Antonio Conte, ha lasciato gradatamente la titolarità (ad André Onana) solamente nei suoi ultimi mesi all’ombra della Madonnina. Appesi i guantoni al chiodo ha continuato a servire la causa nerazzurra: dopo pochi mesi da osservatore ha iniziato il percorso da allenatore, prendendo in mano l’Under-17 dell’Inter.



