Termina in parità il primo scontro scudetto della stagione: due pali inchiodano Inter-Napoli sul risultato di 1-1. Ma la prova dei nerazzurri è stata positiva. E guardando la classifica…
Missione sorpasso fallita. Un po’ per demeriti propri (vedi la dormita di Dumfries sulla rete dello scozzese McTominay), un po’ per la sfortuna – il palo esterno colpito da Dimarco e l’esecuzione dal dischetto di Calhanoglu – che nella fredda notte di San Siro ha preso di mira gli uomini di Simone Inzaghi. L’Inter poteva raccogliere qualcosina di più dal primo scontro scudetto della stagione. Ma tutto sommato, e vista comunque la buonissima prestazione corale di Barella e soci, può andare bene così.
Contro la capolista, un Napoli venuto a San Siro più che altro per portare via il punticino, i nerazzurri hanno provato a fare la partita in tutto l’arco dei novanta di gioco. Nonostante il goal subito – abbastanza casuale, sugli sviluppi di un calcio d’angolo – Sommer ha dovuto svolgere l’ordinaria amministrazione. Ovvero: la fase di non possesso (finalmente) sembra essere tornata quella dei tempi belli. Fondamentali, in tal senso, i rientri di Acerbi e Calhanoglu. Il numero quindici ha giganteggiato di fronte a Lukaku, trasformato per l’occasione – con un mese d’anticipo – in statuina del presepe. Il cecchino turco si è confermato – ancora una volta – vero ago della bilancia dell’undici interista. Tanto nel filtro davanti alla difesa, quanto nell’opposta fase di gioco (e sì, è già stato perdonato per il rigore fallito).
Inter-Napoli, i nerazzurri mettono sotto la capolista. Ma non basta per il sorpasso
Inter-Napoli, nerazzurri fermi al palo. Ma va bene così…
LEGGI ANCHE Inter-Napoli, Antonio Conte contro il VAR: va usato con onestà. La polemica
Dai singoli alla classifica. Corta, cortissima con sei squadre in due punti. Ma non facciamoci ingannare perché oggi la graduatoria va letta tra le righe. Ora, probabilmente in Napoli di Antonio Conte – che, lo ricordiamo, non ha impegni di coppa – potrà dire la sua fine alla fine. O forse no, perché l’undici azzurro appare ancora troppo ancorato sulle giocate dei singoli. L’abbiamo visto ieri sera: limitato il raggio d’azione di Kvaratskhelia restano poche idee (e tanti errori nel palleggio). Fiorentina e Lazio sono partite alla grande, ma – va detto – non hanno qualità e quantità per restare tanto in alto ancora per molto: qui le fatiche continentali faranno in tal senso la differenza.
Ci sbilanciamo ulteriormente: l’Atalanta pecca ancora di continuità – i campionati si vincono in maniera diverso rispetto alle coppe – la giovane Juventus rimane un cantiere aperto. Non c’è stato il sorpasso ma – come anticipato in apertura – va bene così: la rivale più temibile per l’Inter rimane…l’Inter stessa. Con una differenza. Rispetto a un mese fa i nerazzurri hanno cambiato la marcia di viaggio…