Sale la tensione per Inter-Bayern Monaco. E, lo diciamo da inguaribili ottimisti, ripensando alle prestazioni nerazzurre in terra continentale, anche un po’ di speranza. Ma se dovessimo stare ad ascoltare solamente gli addetti ai lavori la partita di domani sera non si dovrebbe nemmeno giocare. Tra un Wesley Sneijder che mette davanti ai nerazzurri pure un Barcellona forte ma non imbattibile o un Real Madrid già con mezzo piede fuori dalla Champions League, e un Lothar Matthäus che vede i bavaresi in semifinale con novanta minuti d’anticipo, sono diversi gli opinionisti dubbiosi sulle possibilità interiste di poter arrivare fino in fondo nella coppa dalle grandi orecchie.
Dici Bayern Monaco e pensi, giocoforza, alla finale di Madrid del 2010. O alle grandi imprese del passato in casa dei tedeschi: lo 0-2 del 1988 firmato Nicola Berti e Aldo Serena, il 2-3 datato marzo 2011 con la rete siglata da Goran Pandev clamorosamente identica a quella freschissima di Davide Frattesi. A San Siro però tutto cambia, con la storia che sembra dare ragione preventiva a Sneijder e Matthäus. Sì, perché la società allenata da Vincent Kompany si presenterà alla Scala del Calcio con un pregresso di quattro vittorie su altrettanti incontri. Un parziale di otto reti fatte e un solo, ovviamente ininfluente, bersaglio subito.
La storia conta, è vero. Ma non può scendere in campo. Sul terreno di gioco ci vanno i calciatori, ovvero scelte, idee e motivazioni dei due tecnici. Ecco che l’antidoto nerazzurro al tabù bavarese si potrebbe trovare in panchina. Da quando guida la Beneamata infatti Simone Inzaghi ha collezionato ben 54 successi tra le mura amiche. Come il Real Madrid, per intenderci. Secondo solo a Liverpool e Manchester City che sono lì a un tiro di schioppo – rispettivamente a 55 e 56. Thomas Muller, un po’ boriosamente, ha definito “normale” un eventuale bottino pieno all’ombra della Madonnina. Lo lasciamo volentieri alle sue convinzioni, il tifoso interista conosce il valore dell’effetto Inzaghi…