L’Inter è diventata una squadra grande con le grandi, grande anche con le piccole. E la trasferta di Empoli lo ha dimostrato…
Se mancava un piccolo step per capire che, quest’anno, l’Inter ha archiviato il tic di farsi del male con le squadre minori, la trasferta a Empoli mette il timbro all’avvenuta mutazione.
Poi, per il prossimo futuro – come in qualsiasi situazione legata a quella benedetta sfera che rotola – può succedere di tutto. Ma almeno non siamo più di fronte a quella che, nella stagione scorsa, si era trasformata quasi in una regola matematica. Il match col Sassuolo di mercoledì prossimo, tra le mura amiche di San Siro, sarà un ulteriore esame, anche perché gli emiliani hanno fatto strame della Juventus ma, insomma, non è il caso di ringraziarli lasciando punti sul campo.
A Empoli, l’Inter fatica (era pur sempre una partita post-Champions) ma nei tre punti portati a casa col super-sinistro al volo di Federico Dimarco si deve anche tenere conto di due situazioni davvero anomale avvenute nei primissimi minuti dell’incontro: l’arbitro Matteo Marcenaro (a nostro avviso trattato coi guanti nei voti) prima interrompe un’azione a campo aperto dell’Inter per fallo di Ebuhei su Calhanoglu (4’ di gioco, Lautaro aveva praterie e nessun avversario alle costole) e, tre minuti dopo, sorvola su muro di Ismajili su Lautaro Martinez, anche in questo caso lanciato verso la porta.
In questa seconda occasione, il fischietto genovese non solo non estrae il sacrosanto giallo, ma nemmeno giudica fallo. Se in questi due cruciali momenti d’inizio partita l’Inter avesse raccolto ciò che le spettava, sicuramente staremmo parlando di un altro risultato, certo non appeso alla prodezza di Dimarco.
Inter, dall’Empoli al Sassuolo. Avanti con le piccole…
L’Inter è grande anche con le piccole. Empoli lo ha dimostrato
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L’infortunio di Arnautovic nel finale, invece, crea qualche seria preoccupazione per le future rotazioni in attacco. L’ad Giuseppe Marotta assicura che non si andrà sul mercato degli svincolati ma, insomma, qualcuno che faccia numero serve.
La soluzione in casa che presuppone l’utilizzo da seconda punta di Mkhitaryan e/o Sensi è puro nonsense. All’Inter serve un centravanti-armadio, non due “comodini” (per restare in metafora da mobilieri), ancorché sfreccianti e dotati di sano fosforo come l’armeno e l’italiano (quest’ultimo, per di più, incline a infortuni).
Morale: l’Inter è a punteggio pieno, ha un piccolo margine di tre punti su un Milan in involuzione di gioco (con scontro diretto vinto) e cinque punti sulla Juve, che ha deliziato tutta l’Italia anti-juventina con una prestazione autolesionista e di scarsa qualità calcistica contro il Sassuolo. Si è solo all’inizio, ma è un bell’inizio.



