Inter, il periodo trascorso da Mario Balotelli dal 2007 al 2010, è stato il trampolino di lancio della sua carriera e l’origine di quella dualità tra genio calcistico e carattere indomito che lo ha sempre accompagnato.
L’ascesa del talento di Balotelli
Arrivato giovanissimo, Balotelli è stato subito notato per le sue doti fisiche e tecniche fuori dal comune. Infatti, Il suo esordio in Serie A arriva nel dicembre 2007 a soli 17 anni, e pochi giorni dopo realizza la sua prima doppietta in Coppa Italia contro la Reggina. Sotto la guida di Roberto Mancini prima, e di José Mourinho dopo, “Supermario” si ritaglia un ruolo sempre più importante. In tre stagioni, colleziona 86 presenze e segna 28 gol in tutte le competizioni, dimostrando una freddezza e una potenza che pochi coetanei potevano vantare.
Un palmarès da record
Nonostante la giovane età, il suo contributo è fondamentale per un’Inter che in quegli anni domina in Italia e conquista l’Europa. Il suo palmarès in maglia nerazzurra è impressionante:
- 3 Campionati di Serie A (2007/08, 2008/09, 2009/10)
- 1 Coppa Italia (2009/10)
- 1 Supercoppa Italiana (2008)
- 1 UEFA Champions League (2009/10)
Luci e Ombre del Triplete
La stagione 2009/2010, culminata con lo storico Triplete sotto la guida di Mourinho, segna anche l’apice delle sue tensioni con l’ambiente. Nonostante i successi, i suoi comportamenti in campo e fuori iniziano a creare attriti con l’allenatore, i compagni (come l’ex capitano Patrick Vieira) e parte della tifoseria. L’episodio più emblematico avviene il 20 aprile 2010, durante la semifinale di Champions League contro il Barcellona.
Dopo essere entrato e aver sprecato un’occasione, Super Mario Balotelli viene duramente fischiato dal pubblico e, per tutta risposta, scaglia a terra la maglia nerazzurra al fischio finale. Tuttavia, non si può condannare a vita un ragazzo per un gesto fatto in un età in cui, non si ha piena consapevolezza del sé..
Quell’episodio incrina definitivamente il suo rapporto con i nerazzurri e porta, nell’estate del 2010, alla sua cessione al Manchester City, dove ritrova il suo mentore Roberto Mancini. Il periodo passato a Milano, sponda Inter, rimane il simbolo di un talento precoce che, pur conquistando tutto, non è riuscito a trovare la giusta armonia, che bisognava avere per reggere i ritmi frenetici di chi gioca a San Siro.